Pubblico questo
interessantissimo articolo tratto dal sito (che non chiede diritti in un vero
spirito dharmico) “Zen in the city” (il link è: http://zeninthecity.org/7-modi-per-meditare-mentre-si-fa-la-fila/),
che a questo punto, dopo la
contemplazione del corpo, ci sta davvero bene anche per introdurre qualcosa dei
prossimi Satipatthāna. Alla fine ci sono 2 note mie.
Fare la fila al
supermercato, alla Asl o alle poste può essere noioso per alcuni, ma è una
grande occasione per entrare in contatto col proprio corpo, con le sensazioni e con lo stato della mente. In altre parole, per meditare e di conseguenza migliorare la qualità
della vita propria e altrui.
Ecco alcuni esempi pratici, da integrare con la propria creatività:
1.
Prova
a concentrarti sul respiro: inspirando, sono consapevole dell’aria che entra
nel mio corpo; espirando, sono consapevole dell’aria che esce. Portare
l’attenzione al respiro consente di creare un ponte tra la mente e il corpo e
tornare così al momento presente, a ciò che c’è qui e ora. Se nel locale c’è la
musica di sottofondo, questo esercizio è più difficile, quindi meglio che ne
provi uno diverso.
2.
Prova
a rilassare le parti del corpo che più di
tutte risentono dello stress: il viso, innanzi tutto, poi le spalle (e
conseguentemente il collo), poi la gola e infine l’addome. Il rilassamento è
più facile se aiutato dal respiro e in particolare nella fase dell’espirazione.
Questo esercizio, oltre a farti capire come sta il tuo corpo, e quindi come
stai tu, ti farà sentire sicuramente meglio.
3.
Il
body scan è un’azione più sistematica sul corpo e un lavoretto molto
interessante da fare nelle pause. Consiste nel passare in rassegna tutto il corpo,
dalla punta delle dita dei piedi fino alla sommità della testa. L’attenzione
illumina ogni parte del tuo corpo con la luce della consapevolezza e ti fa
entrare in pieno contatto con la tua parte corporea, portandole persino
sollievo.
4.
Ripeti
mentalmente queste 5 frasi (tra parentesi per ciascuna la sintesi per
impararle a memoria):
inspirando, so che sto espirando, espirando, so che sto espirando (inspiro, espiro);
inspirando il mio respiro si fa profondo, espirando il mio respiro si fa lento (profondo, lento);
inspirando, calmo il mio corpo, espirando metto il corpo a suo agio (calma, agio);
inspirando sorrido, espirando lascio andare tutte le tensioni (sorrido, lascio andare);
inspirando, dimoro nel momento presente, espirando so che è un momento meraviglioso (momento presente, momento meraviglioso).
inspirando, so che sto espirando, espirando, so che sto espirando (inspiro, espiro);
inspirando il mio respiro si fa profondo, espirando il mio respiro si fa lento (profondo, lento);
inspirando, calmo il mio corpo, espirando metto il corpo a suo agio (calma, agio);
inspirando sorrido, espirando lascio andare tutte le tensioni (sorrido, lascio andare);
inspirando, dimoro nel momento presente, espirando so che è un momento meraviglioso (momento presente, momento meraviglioso).
5. Manda
un augurio alle persone che stanno intorno a te, mentalmente, come ad
esempio: “che tu possa essere in pace, felice e leggero nel corpo e
nella mente”, oppure “che tu possa essere al sicuro e libero da i
pericoli”, o “che tu possa essere libero da rabbia, paura e ansia”. Stai
facendo quella che nella tradizione buddhista viene chiamata “metta” o meditazione
d’amore, una pratica molto potente e in grado di portare benessere a
chi la adotta.
6. Osserva
le persone attorno a te il più possibile direttamente, senza pregiudizi,
senza cercare di capire, senza interpretare. Un’osservazione il più
possibile libera da attaccamento e avversione ti consentirà di entrare in
contatto con la loro umanità più autentica, con le molte cose che hanno in
comune con te, di coglierne gli aneliti di desiderio e speranza, ma anche di
paura e di sofferenza che, in modi e in misura diversa, sono presenti in
ciascuno. Attraverso gli altri entrerai in contatto con la straordinaria
bellezza dell’umanità, che è anche la tua bellezza.
7.
L’investigazione
è la forma più sofisticata di meditazione ed è praticabile in parte anche in
questo caso, specie se non c’è musica di sottofondo o persone accanto che
parlano al telefono. Passa in rassegna a turno le 6 “porte” attraverso cui
entri in contatto con la realtà: vista, udito, tatto, olfatto, gusto e attività
mentale. Ciascuna di esse entra in contatto con fenomeni che provocano
sensazioni (ad esempio un suono o un odore) o formazioni mentali
(pensieri, stati d’animo, ecc.). Prova a osservarli semplicemente, senza farti
trascinare dai pensieri che ne potrebbero scaturire.
PS – Se la fila è col
numeretto, mantieni una parte della tua attenzione, quella non
principale (“attenzione periferica“) al numero, altrimenti lì in fila ci
passi tutta la giornata!
Qui si conclude il copia-incolla dal sito Zen in the city. Trovo tutto molto corretto, solo il punto 6 è
un tantino romantico. Il prof. Corrado Pensa consiglia, in un modo più
asciutto, l’esercizio dell’”altro anonimo”. Tutte le colte che siamo vicini ad
un altro essere umano, cioè praticamente sempre, possiamo fare attenzione all’attività
proiettiva-giudicante della nostra mente. Quello è antipatico, è vestito bene
oppure volgare, mi sa che è meridionale, urca mica male quella, eccetera. L’attività
in tal senso della mente è devastante, e possiamo accorgercene se proviamo a
imporci il silenzio mentale, ad esempio, sull’autobus. Ci renderemo allora
conto della forza del nostro giudizio. Trascorrere del tempo a contemplare
consapevolmente la nostra mente in questa attività non è certo tempo perso.
Della Metta (5) e della
contemplazione delle sfere dei sensi (7) parlerò più avanti. Col prossimo post
passerò al secondo Satipatthāna: le sensazioni.