Gli ultimi tre incontri
delle domeniche mattina di meditazione che teniamo al Centro yoga B.K.S. Iyengar
di Roma, alla Balduina, sono dedicati ai Cinque Aggregati, di cui il Buddha
tratta, nel Satipatthana Sutta, subito dopo i Cinque Ostacoli.
Nell’incontro di aprile
ho proposto una meditazione guidata indirizzata ai primi due, il Corpo e le
Sensazioni. A maggio tratteremo le Cognizioni e le Volizioni per concludere l’annata
a giugno con la Coscienza.
Il taglio che ho voluto
dare alla pratica è quello della disidentificazione. Molti autori infatti
connettono alla contemplazione dei Cinque Aggregati la possibilità di avere una
chiara percezione dell’Anatta, o non sé. A differenza della meditazione sul
corpo come primo Satipatthana, che ruota attorno alla pura consapevolezza del
corpo, delle sue parti, dei suoi movimenti, eccetera, la meditazione sul corpo
come Aggregato mette in luce il fatto che esso sia un insieme di funzioni che
procedono al di là di qualsiasi intervento del soggetto che lo “abita”. Si
sente il respiro, il cuore (come battito percepito in più parti del corpo, il
calore e si pone l’attenzione sul funzionamento che non è diverso dal
funzionamento del corpo di chi ci sta vicino (del quale possiamo lo stesso
percepire il respiro, stando abbastanza vicini il calore, eccetera). “A furia
di contemplare” si potrà avere una chiara percezione dell’inesattezza della
locuzione “il mio corpo” che semmai sarà sostituita da “c’è un corpo” o anche “ci
sono delle funzioni fisiologiche accentrate su questo grumo di materia”.
Il secondo aggregato
sono le Sensazioni, che abbiamo già incontrato come secondo Satipatthana. Anche
in questo caso si passa da “egli sa: sento una sensazione piacevole (o
spiacevole o neutra)” a: “questa è la sensazione, questo è il suo sorgere,
questo è il suo cessare”. L’accento è sull’impermanenza: sorge un oggetto, c’è
il contatto, la percezione, e quindi la sensazione. Cessa l’oggetto, cessa il
contatto, la percezione e la sensazione. Anche qui un meccanismo in qualche
modo automatico, che ha però vaste conseguenze: quando parliamo di sensazione
parliamo di rispondere alla domanda “mi piace o non mi piace?” Ecco che questo
Aggregato riguarda la nostra vita affettiva ed emotiva. Le nostre reazioni alle
percezioni (vedo un gelato, mi piace, lo voglio) sono fonte di innumerevoli
condizionamenti che la pratica mira a mettere in discussione.
Perché solo cinque
Aggregati e non altri? Non si sa con certezza, fatto sta che il Buddha ha dato
una forte qualifica a questa pratica già dal nome: si tratta dei Cinque
Aggregati dell’Attaccamento. Aggregati perché questi termini includono ogni
tipo di esperienza, passata presente futura, interna ed esterna, grossolana o
sottile, eccetera. Attaccamento perché ognuno di essi è un polo verso il quale
ci attacchiamo al punto da farne un fulcro della nostra identità. Tutti noi non
possiamo fare a meno di sentirci in qualche luogo (corpo), provare sensazioni
che ci dicono come stiamo (sensazioni), orientarci nel mondo (cognizioni),
avere una direzione (volizioni) e sentire che un senso di identità unifica
tutto questo (coscienza). E questo di per sé non è un male, è un “sistema
operativo”, diremmo oggi, come un altro. Ma lasciato privo di consapevolezza
questo sistema di fatto è guidato da mille condizionamenti che il Buddha identificava
nel karma, nei veleni (asava), nelle tendenze latenti (anusaya), eccetera. La
libertà da questi condizionamenti coincide con la libertà dall’identificazione,
che è un altro nome del non-sé (anatta).
Tutto questo molto in
breve, è la pratica che chiarifica tutto. E quindi riprendiamo il 15 maggio
alle dieci al nostro Centro. Per informazioni, cercate i recapiti nella home
page.