mercoledì 20 aprile 2016

DUE AGGREGATI, PER INIZIARE I CINQUE

Gli ultimi tre incontri delle domeniche mattina di meditazione che teniamo al Centro yoga B.K.S. Iyengar di Roma, alla Balduina, sono dedicati ai Cinque Aggregati, di cui il Buddha tratta, nel Satipatthana Sutta, subito dopo i Cinque Ostacoli.
Nell’incontro di aprile ho proposto una meditazione guidata indirizzata ai primi due, il Corpo e le Sensazioni. A maggio tratteremo le Cognizioni e le Volizioni per concludere l’annata a giugno con la Coscienza.
Il taglio che ho voluto dare alla pratica è quello della disidentificazione. Molti autori infatti connettono alla contemplazione dei Cinque Aggregati la possibilità di avere una chiara percezione dell’Anatta, o non sé. A differenza della meditazione sul corpo come primo Satipatthana, che ruota attorno alla pura consapevolezza del corpo, delle sue parti, dei suoi movimenti, eccetera, la meditazione sul corpo come Aggregato mette in luce il fatto che esso sia un insieme di funzioni che procedono al di là di qualsiasi intervento del soggetto che lo “abita”. Si sente il respiro, il cuore (come battito percepito in più parti del corpo, il calore e si pone l’attenzione sul funzionamento che non è diverso dal funzionamento del corpo di chi ci sta vicino (del quale possiamo lo stesso percepire il respiro, stando abbastanza vicini il calore, eccetera). “A furia di contemplare” si potrà avere una chiara percezione dell’inesattezza della locuzione “il mio corpo” che semmai sarà sostituita da “c’è un corpo” o anche “ci sono delle funzioni fisiologiche accentrate su questo grumo di materia”.
Il secondo aggregato sono le Sensazioni, che abbiamo già incontrato come secondo Satipatthana. Anche in questo caso si passa da “egli sa: sento una sensazione piacevole (o spiacevole o neutra)” a: “questa è la sensazione, questo è il suo sorgere, questo è il suo cessare”. L’accento è sull’impermanenza: sorge un oggetto, c’è il contatto, la percezione, e quindi la sensazione. Cessa l’oggetto, cessa il contatto, la percezione e la sensazione. Anche qui un meccanismo in qualche modo automatico, che ha però vaste conseguenze: quando parliamo di sensazione parliamo di rispondere alla domanda “mi piace o non mi piace?” Ecco che questo Aggregato riguarda la nostra vita affettiva ed emotiva. Le nostre reazioni alle percezioni (vedo un gelato, mi piace, lo voglio) sono fonte di innumerevoli condizionamenti che la pratica mira a mettere in discussione.
Perché solo cinque Aggregati e non altri? Non si sa con certezza, fatto sta che il Buddha ha dato una forte qualifica a questa pratica già dal nome: si tratta dei Cinque Aggregati dell’Attaccamento. Aggregati perché questi termini includono ogni tipo di esperienza, passata presente futura, interna ed esterna, grossolana o sottile, eccetera. Attaccamento perché ognuno di essi è un polo verso il quale ci attacchiamo al punto da farne un fulcro della nostra identità. Tutti noi non possiamo fare a meno di sentirci in qualche luogo (corpo), provare sensazioni che ci dicono come stiamo (sensazioni), orientarci nel mondo (cognizioni), avere una direzione (volizioni) e sentire che un senso di identità unifica tutto questo (coscienza). E questo di per sé non è un male, è un “sistema operativo”, diremmo oggi, come un altro. Ma lasciato privo di consapevolezza questo sistema di fatto è guidato da mille condizionamenti che il Buddha identificava nel karma, nei veleni (asava), nelle tendenze latenti (anusaya), eccetera. La libertà da questi condizionamenti coincide con la libertà dall’identificazione, che è un altro nome del non-sé (anatta).

Tutto questo molto in breve, è la pratica che chiarifica tutto. E quindi riprendiamo il 15 maggio alle dieci al nostro Centro. Per informazioni, cercate i recapiti nella home page.

lunedì 11 aprile 2016

Un testo importante

La Ubaldini ha pubblicato un testo molto utile per chi, come me, è devoto al Satipatthana Sutta e alla pratica in esso delineata: "Mindfulness - Una guida pratica al risveglio" dell'insegnante americano Joseph Goldstein, tra l'altro cofondatore dell'Insight Meditation Society di Barre (Massachusetts). Per sicurezza ecco il link al sito dell'editore: http://www.astrolabio-ubaldini.com/scheda_libro.php?libro=1387.
Nonostante la parola Mindfulness ci abbia abituato a diversi significati, qui viene usata nel suo significato più semplice e meno ricco di implicazioni: traduce la parola Pali "Sati" che vuol dire Consapevolezza, Presenza mentale. E il libro si snoda come un commento capitolo per capitolo del Testo di Fondazione della meditazione Vipassana, il Satipatthana Sutta.
A differenza dell'altro testo fondamentale per lo studio del Discorso, Satipatthana di Ajahn Analayo, non disponibile in italiano e valido soprattutto dal punto di vista della comprensione del testo e forte di un valido supporto filologico e comparativo (senza dimenticare però che l'autore è un monaco che dedica la maggior parte del suo tempo alla meditazione), il libro di Goldstein è scritto dal punto di vista di un insegnante, ricchissimo quindi ad ogni passo di indicazioni per la propria pratica.
Tanto per far classifiche, che purtroppo è facile fare visto la nostra desolante realtà editoriale, questo libro si colloca senza dubbio al primo posto tra i testi disponibili in italiano sul Satipatthana Sutta e la meditazione Vipassana.