lunedì 27 novembre 2017

3 dicembre - Incontro gratuito di Meditazione

L'ultimo incontro prima di Natale sarà dedicato ad un altro degli esercizi contenuti nella sezione del Satipatthana Sutta riguardanti il corpo: la meditazione sui Quattro Elementi.
A mio avviso, proprio a causa del fatto che noi occidentali moderni percepiamo la credenza che la realtà tangibile consista in un miscuglio secondo diverse proporzioni di terra, aria, acqua e fuoco come una dottrina lontana e irrazionale, la contemplazione del proprio corpo "sentendo" le relative quattro qualità (solidità, fluidità, morbidezza/coesione e calore) può aprire una via più immediata di osservazione diretta del corpo, meno legata a considerazioni intellettuali o razionali.
Domenica 3 dicembre e tutti i dati sono i soliti: dalle 10 alle 12 al Centro BKS Iyengar di Roma (Balduina) a via Vegezio 6. Vestiti comodi, il necessario per sedere si trova in sede, graditissima la puntualità.

martedì 7 novembre 2017

Incontro gratuito di meditazione - 12 novembre

12 novembre, ore 10, Centro Yoga BKS Iyengar a Roma via Vegezio, 6. Secondo incontro di meditazione di quest'anno durante il quale si continuerà a riallacciare i fili della Meditazione di Presenza Mentale o di Consapevolezza. Dopo il respiro, oggetto principale dell'incontro di ottobre, sarà la volta della contemplazione del corpo, mentre il tre dicembre ci soffermeremo sugli elementi come parti costitutive del nostro essere fisico.
Questa meditazione è aperta a tutti, principianti e non, e i miei incontri non presuppongono frequenza costante ma accolgono chi ha voglia di investigare e di praticare secondo gli insegnamenti del Satipatthana Sutta.
Nel centro c'è tutto quel che serve per sedersi comodi. Unica raccomandazione: abiti comodi e puntualità.

mercoledì 20 settembre 2017

SAVE THE DATES!!

Ecco le nuove date per gli incontri gratuiti di meditazione la domenica mattina al Centro Yoga di Via Vegezio, 6 a Roma (Balduina).


1 ottobre
12 novembre
3 dicembre
Gli incontri poi proseguiranno con scadenza mensile fino a giugno. L'orario è sempre dalle 10 alle 12.


Non occorre prenotazione, non è necessaria (ma è comunque utile) la frequenza assidua, insomma sono degli incontri rivolti a chi non conosce la meditazione e a chi non sa se la meditazione sia una cosa che lo può riguardare.
Ma non per questo cerco di trasmettere qualcosa di generico o vago. La pratica che propongo è saldamente fondata nella tradizione del Buddhismo del sud-est asiatico, la scuola Theravada e deriva dal Satipatthana Sutta, il discorso nel quale il Buddha indica la consapevolezza come sentiero diretto verso il risveglio. Per questo anche chi pratica da tempo può essere interessato.

Nel Centro troverete tutto il necessario per sedersi, due sole raccomandazioni: puntualità e vestiti comodi.


domenica 4 giugno 2017

11 giugno - Incontro gratuito di Meditazione

Certo, si può praticare la meditazione anche in vacanza, però prima di partire, terrò l'ultimo incontro al centro Yoga di via Vegezio, 6 a Roma (Balduina)
DOMENICA 11 GIUGNO ORE 10

Non vi fate intimorire dal fatto che è "l'ultimo". A settembre/ottobre si ricomincia. Quindi anche chi è digiuno di Meditazione ma ha ancora un dubbio sul fatto che questa pratica lo possa riguardare, può venire e sentire poi, per tutta l'estate, la risonanza interiore.
Nel Centro si trova tutto ciò che serve per sedersi comodamente. Lo spazio è ampio e più che la prenotazione è gradita la puntualità. L'incontro di meditazione Vipassana, che include un periodo di condivisione e domande, dura due ore circa. Per altre info contattatemi.

sabato 13 maggio 2017

Incontri gratuiti di meditazione - Maggio e giugno

Prima di volare in vacanza possiamo vederci ancora due volte al Centro Yoga BKS Iyengar di Via Vegezio 6 a Roma (Balduina). E' collegato al resto della città con la line A della metropolitana (più passeggiata di circa 15 minuti) o con l'FM3, fermata Appiano Proba Petronia. Contattatemi per maggiori dritte e per altre informazioni. Continueremo a indirizzare i nostri intenti meditativi al raccoglimento.
Gli appuntamenti sono:

21 maggio     -     11 giugno

come sempre alle ore 10. Le modalità sono le solite: meditazione, condivisione e ancora meditazione, durata complessiva circa 2 ore. L'incontro è aperto a tutti, principianti e no. nel centro c'è tutto quello che può servire per sedersi comodi.


lunedì 20 marzo 2017

Mahāsalāyatana Sutta

Condivido un discorso del Buddha che offre un chiaro riferimento e sostegno al testo di Buddhadasa Bhikku inserito ne precedente post. C'è da rammaricarsi per il linguaggio antiquato e la non precisione nelle traduzioni di termini che ormai sono diventati "tecnici". I Cinque Aggregati qui diventano i Cinque Tronchi dell'attaccamento! Ma spero che molti condivideranno con me quella premurosa commozione che provo accostandomi ai Discorsi.
Majjhima Nikāya 149
Mahāsalāyatana Sutta
Le sei grandi sedi
Questo ho sentito. Una volta il Sublime dimorava presso Sāvatthī, nella Selva del Vincitore, nel parco di Anāthapindiko. Là il Sublime si rivolse ai monaci: “Le sei grandi sedi, monaci, vi esporrò. Ascoltate con attenzione.
Non riconoscendo, non considerando secondo la realtà la vista, le forme, la coscienza visiva, il contatto visivo, e quel che dal contatto visivo ha origine come sensazione piacevole o dolorosa o neutra; si adagia nella vista, nelle forme, nella coscienza visiva, nel contatto visivo e nella relativa sensazione piacevole o dolorosa o neutra. Di lui adagiato, attaccato, inebriato, adescato dal godimento, aumentano in seguito i cinque tronchi dell’attaccamento; e la sua sete, produttrice di riesistenza, legata alla gioia del piacere qua e là appagantesi, anch’essa in lui cresce. E crescono in lui le pene corporali e spirituali, i tormenti corporali e spirituali, gli spasimi corporali e spirituali, ed egli soffre nel corpo e nello spirito.
Non riconoscendo, non considerando secondo la realtà l’udito, l’odorato, il gusto, il tatto, la mente; i suoni, gli odori, i sapori, i contatti, le cose; le coscienze uditiva, olfattiva, gustativa, tattile, mentale; i contatti uditivo, olfattivo, gustativo, tattile, mentale; e le relative sensazioni che dai contatti nascono; in ciò egli si adagia. Di lui adagiato, attaccato, inebriato, adescato dal godimento, aumentano in seguito i cinque tronchi dell’attaccamento; e la sua sete, produttrice di riesistenza, legata alla gioia del piacere qua e là appagantesi, anch’essa in lui cresce. E crescono in lui le pene corporali e spirituali, i tormenti corporali e spirituali, gli spasimi corporali e spirituali, ed egli soffre nel corpo e nello spirito.
Riconoscendo, considerando secondo la realtà la vista, le forme, la coscienza visiva, il contatto visivo, e quel che dal contatto visivo ha origine come sensazione piacevole o dolorosa o neutra; non si adagia nella vista, nelle forme, nella coscienza visiva, nel contatto visivo e nella relativa sensazione piacevole o dolorosa o neutra. Di lui non adagiato, non attaccato, non inebriato, non adescato dal godimento, diminuiscono in seguito i cinque tronchi dell’attaccamento; e la sua sete, produttrice di riesistenza, legata alla gioia del piacere qua e là appagantesi, anch’essa in lui svanisce. E cessano in lui le pene corporali e spirituali, i tormenti corporali e spirituali, gli spasimi corporali e spirituali, ed egli prova piacere nel corpo e nello spirito. Quella che è cognizione, intenzione, applicazione, meditazione, concentrazione secondo realtà, quelle sono le sue rette cognizione, intenzione, applicazione, meditazione, concentrazione: prima però egli si era perfettamente purificato nell’azione, nella parola, nella vita. Così in lui questo santo ottopartito sentiero raggiunge completo svolgimento, e in lui raggiungono il completo svolgimento anche le quattro avanzate nella meditazione, le quattro perfette esercitazioni, le quattro vie miracolose, le cinque facoltà, i cinque poteri, le sette parti del risveglio. A lui queste due cose servono di aggiogamento: tranquillità e chiaroveggenza. Quelle cose che sono da riconoscere o da lasciare o da svolgere o da realizzare saviamente, egli le riconosce, le lascia, le svolge, le realizza saviamente.
E quali sono le cose da riconoscere saviamente? Sono i cinque tronchi dell’attaccamento, ossia: quelli dell’attaccamento alla forma, alla sensazione, alla percezione, alla concezione, alla coscienza.
E quali sono le cose da lasciare saviamente? L’ignoranza e la sete d’esistenza.
E quali sono le cose da svolgere saviamente? La tranquillità e la chiaroveggenza.
E quali sono le cose da realizzare saviamente? La sapienza e la redenzione.
Riconoscendo, considerando secondo la realtà l’udito, l’odorato, il gusto, il tatto, la mente; i suoni, gli odori, i sapori, i contatti, le cose; le coscienze uditiva, olfattiva, gustativa, tattile mentale; i contatti uditivo, olfattivo, gustativo, tattile, mentale; e le relative sensazioni che dai contatti nascono; in ciò egli non si adagia. Di lui non adagiato, non attaccato, non inebriato, non adescato dal godimento, diminuiscono in seguito i cinque tronchi dell’attaccamento; e la sua sete, produttrice di riesistenza, legata alla gioia del piacere qua e là appagantesi, anch’essa in lui svanisce. E cessano in lui le pene corporali e spirituali, i tormenti corporali e spirituali, gli spasimi corporali e spirituali, ed egli prova piacere nel corpo e nello spirito. Quella che è cognizione, intenzione, applicazione, meditazione, concentrazione secondo realtà, quelle sono le sue rette cognizione, intenzione, applicazione, meditazione, concentrazione: prima però egli si era perfettamente purificato nell’azione, nella parola, nella vita. Così in lui questo santo ottopartito sentiero raggiunge completo svolgimento, e in lui raggiungono il completo svolgimento anche le quattro avanzate nella meditazione, le quattro perfette esercitazioni, le quattro vie miracolose, le cinque facoltà, i cinque poteri, le sette parti del risveglio. A lui queste due cose servono di aggiogamento: tranquillità e chiaroveggenza. Quelle cose che sono da riconoscere o da lasciare o da svolgere o da realizzare saviamente, egli le riconosce, le lascia, le svolge, le realizza saviamente.
E quali sono le cose da riconoscere saviamente? Sono i cinque tronchi dell’attaccamento, ossia: quelli dell’attaccamento alla forma, alla sensazione, alla percezione, alla concezione, alla coscienza.
E quali sono le cose da lasciare saviamente? L’ignoranza e la sete d’esistenza.
E quali sono le cose da svolgere saviamente? La tranquillità e la chiaroveggenza.
E quali sono le cose da realizzare saviamente? La sapienza e la redenzione.
Questo disse il Sublime. Contenti quei monaci approvarono il suo discorso.
(dal sito www.canonepali.net)

L'ABC del Buddhismo

Durante l'ultimo incontro di meditazione da me tenuto al Centro Yoga BKS Iyengar di Via Vegezio a Roma, ho distribuito un testo  di Buddhadasa Bhikku (nella foto) che ho trovato nello splendido blog www.esseredhamma.wordpress.com
L'intento era suscitare una riflessione nei partecipanti che poteva suonare così: in che modo questo testo riguarda la mia pratica della meditazione e lo sviluppo della consapevolezza nella mia vita? Questo blog può essere usato per condividere riflessioni e porre domande.
Il pregio del testo è di andare dritto al sodo di un punto centrale nell'insegnamento del Buddha: la consapevolezza nel processo di percezione e del condizionamento che può conseguirne e di regola ne consegue. Propone la difficile dottrina del Paticcasamuppada o generazione condizionata in un modo straordinariamente efficace e poco accademico; e ne fa conseguire subito delle considerazioni sui Pancupadanakkhanda (Cinque aggregati dell'attaccamento).
Sarò più che felice, nei limiti delle mie possibilità, di fornire chiarimenti a chi lo chiederà.

ABC DEL BUDDHISMO   di Buddhadasa Bhikkhu
Scritto reperito sul blog esseredhamma.wordpress.com

Amici! So che siete interessati allo studio e pratica della via buddhista per superare i problemi della vita, che potremmo riassumere in: nascita, malattia, decadimento e morte.
Vorrei perciò aiutarvi a comprendere questo argomento, in accordo alle mie capacità;
Così dovrete stare molto attenti, e cercare di comprendere ciò che sto tentando di dirvi. Vi è stato detto che il Buddha risvegliandosi scoprì il Dhamma; Oggi vorrei parlarvi di quel Dhamma scoperto dal Buddha al momento del risveglio. Quel Dhamma è definito “la legge di natura” o la legge di causa ed effetto  (Idapaccayata).
Il termine ‘legge’ è grossomodo equivalente al termine Thailandese ‘gote’. In Thailandese diciamo ‘gote idapaccayata’. Comunque sia, il termine Thailandese gote ha un significato più vasto del termine legge.
Nonostante ciò, utilizzeremo lo stesso questo termine, in quanto è il termine più comunemente usato nelle traduzioni. La legge naturale è ciò che c‘è di più alto nel Buddhismo. Il Buddha si risvegliò a questa legge. Egli disse che tutti i Buddha, quelli del passato, così come quelli del futuro, elogiarono ed elogeranno questa legge del Dharma.
Questa legge è dotata di sei qualità che sono anche gli attributi del Dio delle religioni monoteiste, ovvero le caratteristica di:

1.Creare,
2.controllare,
3.distruggere,
4.onnipotenza,
5.onnipresenza,
6. onniscenza.

Nei sistemi monoteisti, colui il quale possiede queste sei qualità è detto Dio; noi Buddhisti abbiamo questa Legge naturale come entità suprema, e guardiamo a questa legge come all’entità suprema dotata di queste sei caratteristiche. Questo è l’unico Dio accettabile dagli scienziati moderni. E’ la Legge naturale creata da nessuno.
Se c’è qualcuno o qualcosa che crea qualcosa, quella non è la legge, non è il gote, nel senso che questa parola ha in Thailandese, specialmente non è la legge dell’Idapaccayata. Questa legge è unica e include tutte le altri leggi, – tutte le leggi naturali- non le leggi create dall’uomo. Questa legge è insita in ogni atomo di cui è composto sia il nostro universo che gli altri universi, sia in senso fisico che mentale.
Dobbiamo conoscere questa legge in profondità, in quanto tale legge è ciò che governa la nostra vita ed è la causa tutti i nostri problemi. Gli esseri umani otterranno felicità o sofferenza agendo in maniera armoniosa o meno rispetto a questa legge, non attraverso il potere di un Dio personale, e neanche come risultato delle proprie ‘azioni rituali’o Karma. Ne parleremo nell’ultimo punto più avanti.
Se ci sarà pace nel mondo o meno dipenderà dal comportarsi in maniera coerente con questa legge.Vi invito a riflettere su quanto sto per dire in modo da poter valutare il potere di questa legge. Supponiamo che tutti gli dei vogliano punirci. Potremmo superare il loro potere ed essere liberi dalle loro punizioni comportandoci in accordo a tale legge. Oppure, supponiamo che gli dei vogliano benedirci. Nonostante ciò, se ci comportiamo in maniera scorretta in accordo alla legge della causalità, magari perché vogliamo essere felici, non ci sarà alcun modo in cui noi potremo ricevere le loro benedizioni. Possiamo notare come questa legge controlli ogni cosa, siano esse cose animate o inanimate. Tuttavia, i problemi sorgono e si manifestano solo nelle cose animate.
La legge della causalità può essere vista come l’equivalente buddhista del concetto di Dio creatore delle religioni monoteistiche. Questo Dio è indescrivibile e inclassificabile. Non possiamo conoscere “costui” perché non assomiglia a nessuna cosa che conosciamo.
La legge della causalità è la causa fondamentale che sostiene ogni cosa ed in ogni momento nel nostro universo; E’ ciò che crea sia le cose positive che quelle negative. Esistono sia risultati positivi che negativi, e tutto a causa di questa legge naturale. Se “costui” fosse un’entità dotata di propria personalità, “egli” sceglierebbe di creare solo cose positive. Se non desideriamo la sofferenza, dobbiamo comprendere la legge di cause ed effetto, e praticando in accordo a tale legge, otterremo i relativi benefici.
Il modo di praticare per risolvere tali problemi è detto Dhamma. Il vero problema degli esseri umani è la sofferenza, individuale e sociale. Gli esseri senzienti soffrono quando agiscono in contrasto con la legge della causalità al momento del contatto sensoriale (phassa). Vi invito a comprendere in profondità questo tema, in quanto esso è l’essenza del Dhamma.
Tutti gli esseri senzienti incontreranno la sofferenza comportandosi in maniera disarmonica in riguardo alla legge della causalità al momento del contatto (phassa); Gli esseri senzienti non incontreranno la sofferenza se si comporteranno in maniera corretta in riguardo a questa legge; tutto ciò è vero specialmente nel momento del contatto. Ora esamineremo la legge naturale in dettaglio. Essa rappresenta l’ABC del Buddha Dharma.
Alle volte è chiamata Paṭiccasamuppāda. Insieme, idapaccayataPaṭiccasamuppāda significa: la legge di causa ed effetto, ovvero l’origine dipendente da condizioni. In breve diciamo: l’origine dipendente del dukkha.
In questo contesto vogliamo parlare solamente di ciò che concerne il problema fondamentale di tutti gli esseri viventi, la sofferenza umana e l’insoddisfazione.
Per comprendere il processo del condizionamento causale dobbiamo cominciare prendendo in considerazione gli Āyatana, ovvero le sei basi sensoriali e i loro rispettivi sei oggetti dei sensi. Gli Āyatana interni sono gli organi sensoriali: occhi, orecchie, naso, lingua, corpo e mente. Questi sono dentro di noi. Gli Āyatana esterni sono le forme, i suoni, gli odori, i sapori, il tatto e le idee o pensieri nella mente.
Notate come gli occhi entrano in contatto con le forme, le orecchie entrano in contatto con i suoni, il naso entra in contatto con gli odori, la lingua entra in contatto con i sapori, il corpo entra in contatto con gli oggetti tattili, e la mente entra in contatto con le idee. Abbiamo quindi sei coppie di Āyatana. Cerchiamo di comprendere come avviene il processo di condizionamento iniziando con la prima coppia, gli occhi e le forme:
Sulla base dell’interazione fra occhi e forme visive sorge la coscienza visiva. Ora abbiamo tre cose: l’occhio, la forma e la coscienza o cognizione. Quando questi tre s’incontrano nasce il contatto sensoriale (phassa). Questo è un aspetto molto importante da comprendere e studiare, perché Il contatto è il momento in cui l’ignoranza si può manifestare o meno.
Se ci sono le condizioni per il manifestarsi dell’ignoranza, le cose andranno nella direzione sbagliata e ciò causerà il sorgere della sofferenza; tuttavia, siamo dotati di un’adeguata consapevolezza e saggezza a presidiare il momento del contatto, non vi sarà alcuna possibilità per l’ignoranza di manifestarsi. Un tale contatto non potrà essere condizione per il manifestarsi della sofferenza. Dobbiamo studiare, praticare ed addestrarci in modo da avere consapevolezza e saggezza da impiegare esattamente al momento del contatto. 
Ora spiegherò in dettaglio il processo dell’origine dipendente: Se al momento del contatto c’è ignoranza, -lo chiameremo contatto ignorante- tale contatto causerà il sorgere di una sensazione “cieca,” o ignorante; potrebbe essere una sensazione piacevole o spiacevole, ma comunque ignorante. La chiamiamo sensazione cieca o sensazione ignorante.
Tale sensazione (Vedanā) causerà la nascita della sete cieco o sete ignorante. Con “sete cieca” (Taṇha) intendiamo un desiderare cieco, un desiderare ignorante, un desiderio erroneo, non un semplice desiderare. Dovete comprendere tutto ciò. Quando usiamo il termine sete, intendiamo il desiderio cieco, il desiderio dettato dall’ignoranza, espressione dell’ignoranza.
Questo sete cieca causerà il sorgere dell’afferrarsi (Upādāna). L’afferrarsi che sorge dalla  sete cieca è esso stesso ignorante.
L’afferrarsi può nascere in relazione a qualsiasi cosa con cui si viene in contatto, incluso l’interpretazione di questo o quel termine, (punti di vista e opinioni) o l’afferrarsi a quella cosa come “mia” e a quest’altra cosa come “Io.”
Dovreste comprendere cosa sono i cinque aggregati (khanda), perché l’afferrarsi di cui si parla è un afferrarsi a questi cinque khanda.
Il primo aggregato è il corpo (rūpa) Quando il corpo è pienamente funzionante, la mente ignorante ci si attacca considerandolo come il proprio Io, o come qualcosa di “mio” in altri casi. Così possiamo vedere alcune persone generare avversione nei confronti del proprio corpo, con cui si identificano; in altri casi costoro considerano il corpo come esso se gli appartenesse davvero, come il “mio” corpo. Questo è il primo khanda, l’aggregato della corporalità.
Il secondo aggregato è quello delle sensazioni (vedanā). Quando sorge una qualsiasi sensazione nella mente, la mente ignorante la registra come la “mia” sensazione, o come Io sono questa sensazione.
Il terzo aggregato è chiamato discriminazione (Saññā). La sua funzione è di discriminare qualcosa come “questo” o “quello“, come “questi” o “quelli“, oppure come questa è la “mia felicità“ o la “mia sofferenza,” o come “buono” e “cattivo.”In alcuni casi, la mente si afferra alla discriminazione percependola come il proprio Io. In altri casi, la discriminazione è considerata come “mia”, la “mia discriminazione.” possiamo notare che lo stesso elemento può essere afferrato in due modi, come colui che agisce o come l’atto in se stesso.
Poi abbiamo il quarto aggregato soggetto all’afferrarsi, le intenzioni (saṅkhāra) saṅkhāra in questo caso ha un significato speciale. Letteralmente saṅkhāra ha il significato di formare, ma in questo contesto specifico indica le formazioni mentali, i pensieri, le intenzioni. Come verbo saṅkhāroti significa condizionare, far sorgere, causare. Come pronome ha il significato di formazione, l’atto del formare.
In questo caso sta ad indicare il pensare, perché pensare è far sorgere o causare la nascita del concetto che si sta formando proprio ora nella mente della persona ignorante.
Così ci si attacca a ciò pensando “Io penso” o “questi sono i miei pensieri.” dovreste cercare di notare tutto ciò, riflettendo per conto proprio; osservate come l’afferrarsi lavori in questi due modi.
Ora passiamo al quinto ed ultimo Khanda, l’aggregato della coscienza (Viññāṇa).
Esso include la cognizione di tutto ciò che entra in contatto con gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua, il corpo e la mente. La persona ignorante si attaccherà alla coscienza o all’insieme delle coscienze come “questo è il mio Io”, l’Io che è cosciente, o pensando: “queste sono le mie coscienze”. Queste sono le due modalità.
Così, abbiamo in tutto cinque gruppi soggetti all’afferrasi. Potete osservare come diveniamo attaccati a molte cose, sia dentro che fuori di noi, come ci attacchiamo ed afferriamo a queste cose. Tutto ciò avviene per mezzo della mente, come “ Io” o come “mio.” Sono entrambi concetti erronei, che non corrispondono cioè alla realtà.
In ogni caso, è solamente attraverso l’ignoranza che i concetti di “Io” e “mio” sorgono in relazione a tali fenomeni. Ora, torniamo all’afferrarsi che si sviluppa nel processo di Idappaccayata. Questo afferrarsi causa il sorgere dell’esistenza (Bhava). Bhava è il venire ad essere di qualcosa, ovvero del senso illusorio di un Io. Il sorgere del sé o Io è causato dall’afferrarsi. C’è l’afferrarsi a qualcosa di illusorio tramite pensieri illusori che come conseguenza causano il venire ad essere illusorio. (bhava). A questo punto è venuto ad essere un Sé, anche se ancora al suo stadio infantile. Tutto ciò è chiamato Bhava o divenire.
Il divenire causa il sorgere della “nascita” (jāti) .A questo stadio il Sé è pienamente formato e pronto per svolgere la sua funzione: esistere in quanto ‘Io’, come individuo, come un sé sostanziale. In questo momento c’è un ‘essere’ quella cosa immaginata come il proprio ‘Sé’ o ‘Io’. A questo punto, l’Io illusorio è sorto nel processo del sorgere dipendente.
Questo ‘Io’ pensa, agisce e parla in dipendenza dell’afferrarsi. Quindi l’ Io agisce e parla in maniera ignorante, come ad esempio “questo sono Io” o “questo è mio,” o anche “ questa è la mia nascita, la mia vecchiaia, la mia malattia, la mia morte.” Ogni cosa si trasforma in un problema per un tale sé, e questo causa un sacco di problemi alla mente, cosi che la mente sperimenterà sofferenza ed insoddisfazione in qualsiasi situazione.
Questo è il sorgere dipendente, il modo in cui si manifesta la sofferenza nella mente-cuore. In realtà, la sofferenza sorge nella mente, anche se come abbiamo già detto, si pensa che ciò accada all’ Io.
Comunque, se abbiamo una consapevolezza-saggezza adeguata, possiamo apportare tale consapevolezza e saggezza in questo processo nel momento del contatto. Per mostrare come, ripeteremo l’intero processo dall’inizio.
In dipendenza dell’interazione fra l’organo visivo ed un oggetto visivo, sorge una coscienza di tipo visivo. Questi tre insieme causano la nascita del contatto (Phassa). Ora, una persona dotata di un’adeguata consapevolezza-saggezza, al momento del contatto, potrà usare tale consapevolezza-saggezza per governare il contatto. Così sarà un contatto improntato alla saggezza.
Tale contatto saggio, non produrrà una sensazione ignorante, ma una sensazione improntata alla saggezza. Siccome la causa è governata dalla saggezza, quel contatto farà nascere una sensazione saggia (non afflitta). La sensazione saggia non potrà far sorgere la sete cieca, ma causerà il sorgere di un desiderio saggio (volizione non afflitta). Dobbiamo distinguere questa modalità da quella del contatto ignorante. Il contatto saggio o contatto risvegliato farà nascere una sensazione saggia, sia che l’esperienza sia di tipo piacevole o spiacevole.
Questa è la sensazione saggia nata attraverso la consapevolezza. Tale sensazione non causerà la nascita della sete cieca, ma solo del desiderio saggio, che non può neanche essere chiamato desiderio. Quindi abbiamo il desiderio saggio. Tale desiderio saggio non può causare il sorgere dell’afferrarsi.
Così non ci sarà afferrarsi al concetto illusorio dell’“Io” e del “mio,” quindi niente venire ad essere del sé e niente nascita del sé. Non ci sarà alcun sé, ovvero niente Io né mio. Di conseguenza, niente potrà venire in contatto con questo Io, perché senza Io non ci sarà più alcun problema per la mente.
Potete notare come vi siano due tipi di sorgere dipendente: il primo governato dall’ignoranza ha come risultato la sofferenza. Il secondo governato attraverso la consapevolezza-saggezza segna la fine di tutti i problemi.
Questa è la legge naturale che non è stata creata da nessuno; questa legge si sostiene da sé.
Dobbiamo comprendere ciò. Questo è ciò che il Buddha scoprì al momento del risveglio. Egli si risvegliò a questa legge, conosciuta con il Dhamma supremo, inchinandosi ad essa al momento del risveglio. Consideriamo questo Dhamma, il Dhamma del sorgere dipendente, come l’entità suprema. Vi invito a fare esperienza di ciò; questa è la via buddhista per l’emancipazione da ogni sofferenza.
Ora vorrei ricapitolare ciò di cui abbiamo parlato. Questo è l’ABC del Dhamma Buddhista.
Ognuno di noi dovrebbe cominciare a studiare e a praticare il BuddhaDhamma partendo da questo ABC. Imparate dalla vostra vita quotidiana attraverso gli occhi, le orecchie, il naso, la lingua, il corpo e la mente, mentre questi stanno svolgendo la loro funzione di vedere, sentire, odorare, gustare, toccare e pensare.
Non cercate di imparare queste cose tramite i libri, puntate all’esperienza diretta. Ci sono il corpo e gli organi di senso che entrano in contatto con le cose attorno a noi; abbiamo un corpo, occhi, orecchie, naso e lingua, e quindi dovreste comprendere il loro funzionamento attraverso questi stessi organi.
Se volete studiare e comprendere il BuddhaDhamma, dovete cominciare studiando queste cose, il cosiddetto ABC del Buddhismo.
Non cominciate i vostri studi dagli immensi sistemi filosofici pre buddhisti indiani o in modi simili. Vorrei invitarvi a studiare il BuddhaDhamma iniziando da queste sei coppie di Āyatana: i sei organi di senso e i loro rispettivi oggetti sensoriali, nel momento del loro funzionamento nella vostra vita di tutti i giorni.

lunedì 13 marzo 2017

19 marzo - Incontro gratuito di meditazione

Con l'avvicinarsi della bella stagione può essere difficile decidere di dedicare una domenica mattina alla meditazione.
Nondimeno, spero i prossimi incoltri al Centro Yoga BKS Iyengar di via Vegezio 6, Roma (Balduina) registrino la solita buona partecipazione.
Andiamo avanti sul tema del Raccoglimento, proponendo nuovi spunti per l'applicazione dell'attenzione. Sullo stesso tema sarà anche l'incontro del 2 aprile. Per quanto riguarda maggio e giugno, vedremo.
L'appuntamento come al solito è alle 10 e l'incontro durerà circa 2 ore. Il centro è ben provvisto di tutto quel che necessita per sedersi. I principianti assoluti e anche i semplici curiosi (provvisti di buona volontà per stare seduti e attenti) sono i benvenuti. Dopo una prima meditazione guidata, prima di un secondo periodo, ci sarà spazio per la condivisione dell'esperienza o per delle domande.
Saranno in distribuzione gratuita dei testi gentilmente offerti dal Monastero Santacittarama.

domenica 12 febbraio 2017

19 febbraio - incontro gratuito di meditazione

Il 19 febbraio come sempre alle dieci terrò un altro dei miei incontri di meditazione la domenica mattina al Centro Yoga BKS Iyengar di Via Vegezio, 6 a Roma (Balduina), che è ben collegato al resto della città con la M1 (Cipro, o anche Valle Aurelia per chi non ha paura dei tornanti nel  percorso ciclo pedonale del Parco Ciocci, scrivetemi per info) e con la FM3 (Appiano Proba Petronia). Ecco le altre date: 

 19  marzo  -  2  aprile ore   10

Questo sarà il primo di alcuni incontri dedicati al raccoglimento.
Confermo le solite informazioni spicciole: La partecipazione è libera da qualsiasi vincolo di presenza continuativa ed è gratuita. La puntualità è molto gradita. Nel Centro troverete tutto ciò che può essere necessario per sedersi comodamente.
Dopo una breve introduzione guiderò una meditazione di 35-40 minuti a cui seguirà una sessione di condivisione o domande e risposte. Una seconda meditazione più breve concluderà l'incontro che terminerà alle 12 circa.

martedì 7 febbraio 2017

Attenzione in musica

Avete presente come fa l’inizio della Sagra della Primavera di Igor Stravinskij? Se me lo avessero chiesto fino a due giorni fa avrei detto che inizia con una misteriosa frase di fagotto solo, ripetuta alcune volte seguita immediatamente da quella specie di famoso basso ostinato degli archi con trombe e tromboni che marcano gli accenti disposti in modo quasi caotico. Una vera sfida per le coreografie di Djagilev! Questo mi ricordavo sulla scorta di ascolti radiofonici e di dischi (in casa d’altri, dato che non possiedo cd di Stravinskij).
Qualche giorno fa all’Auditorium di Roma mi sono accorto che non è così. Tra i due momenti sopra descritti passano quasi quattro minuti nei quali intervengono diversi strumenti a fiato (specie quelli di registro basso, tra cui un'insolito flauto contralto in sol) a creare un momento sospeso e misterioso, nel quale non prevale nessuna melodia. Quindi è una musica difficile da ricordare a meno che, inchiodati nella poltrona della sala di concerto non si sia costretti a fare attenzione.
Da meditante e appassionato di musica classica mi ha sempre colpito il rapporto tra ascolto e attenzione, e frequentemente questo argomento è stato oggetto della mia osservazione.
Come mai la Missa Papae Marcelli di Palestrina, relativamente breve, e così difficile da ascoltare con attenzione fino in fondo? Perché dopo aver ascoltato il terzo movimento del quartetto op. 132 di Beethoven, per i restanti 40 minuti di concerto la mia testa era come un frullatore piena di pensieri distraenti? Me lo chiedo perché l’attenzione è il mio pane quotidiano, sia nella pratica della meditazione, sia nella mia professione di counseling. Vediamo di dare qualche risposta.
Nel caso di Palestrina diverse linee melodiche si intrecciano fin quasi a scomparire nella polifonia, che in questo caso è il vero oggetto di contemplazione. La dimensione temporale dello svolgimento musicale è chiaramente in secondo piano. Ogni battuta va contemplata in senso verticale (cioè nel senso delle armonie che si susseguono) e il godimento proposto è fortemente formale e intellettuale.
Beethoven invece in quel quartetto ha raggiunto un apice di tensione emotiva, e credo che ascoltandolo per la prima volta dal vivo io abbia raggiunto una vera e propria saturazione. Non ero in grado di ricevere più nulla. O forse tutto il resto del concerto non era in grado di stimolare in me ulteriore interesse, la musica successiva era come se volasse troppo basso.
Potrei fare altri esempi, ma vediamo che nel primo caso c’è un eccesso di intelletto nel secondo un eccesso di emozione. E allora, mi si può chiedere, anche durante la meditazione succede di sperimentare attività dell’intelletto o intensi flussi emotivi, qual è il problema?
Nella meditazione cerchiamo di ancorarci saldamente al corpo. Questa è la differenza. Il pensiero, le emozioni sono quell’aspetto cangiante della realtà che può essere contemplato se e quando il nostro sistema mente-cuore-corpo è correttamente disposto. Iniziamo portando la mente a delle sensazioni fisiche e le osserviamo per quelle che veramente sono. Accogliamo i fenomeni esterni e interni che accadono dalla prospettiva del nostro centro, e lì torniamo quando contempliamo la cessazione dei fenomeni.
Si esercita così: calmando il condizionante del corpo inspiro;
Si esercita così: calmando il condizionante del corpo espiro.
(Anapanasati Sutta)

La musica, per quanto si muova in un reame estremamente sottile, è evocatrice di vissuti, accadimenti, coinvolgimenti, attività, mentre la meditazione si serve (ma forse non è il verbo adatto, meglio si incentra?) sul corpo per coltivare la calma del nostro essere. La musica è un procedimento additivo, la meditazione purifica.
E nel counseling, che è un’attività vera fatta di scambio, di parole, di sguardi, di interazione? Beh, mi chiedo quanto questa attività sia in realtà una specie di epifenomeno di una calma più profonda, dove avviene un sostare, un sentire, un esserci, e mi chiedo se sia questa realtà più nascosta (forse è più facile chiamare tutto ciò semplicemente setting) ad agire la trasformazione. È fondamentale anche nel counseling riportarsi al corpo, al qui e ora, a quel che si sente ad ogni livello. E questo forma una solida base per un’attenzione solida e concreta.
Per tornare alla musica ci sono altre due cose che voglio dire. A rischio di scrivere qualcosa di estremamente impopolare, quando ascolto Bach sono sempre colpito dal suo aspetto matematico-intellettuale, che mi diventa quasi insopportabile, ad esempio, nell’Offerta Musicale. Ma sento che tutto viene rettificato quando, nelle sue composizioni, compaiono dei cantanti: la voce umana restituisce l’elemento corpo che riequilibra i voli dell’intelletto.

Infine un mistero. Come è possibile che io abbia resistito con un’attenzione sempre fresca e vigile per tutte e quasi le cinque ore del Tristano e Isotta? Qui ci vorrebbe un esperto che ne sa più di me. Solo in parte sono stato rapito dalla messa in scena, dai cantanti, costumi e scenografia. Non sono stato così coinvolto dal Barbiere di Siviglia, che è ben più corto. Intuisco, sento che nella musica di Wagner c’è un fattore corpo assai forte. È qualcosa di cui la sua musica è profondamente permeata. Non so quanto l’autore se ne rendesse conto, considerando il libretto non mi pare di poterlo riscontrare. Ma non me ne intendo abbastanza per dire di più.

venerdì 13 gennaio 2017

Incontro Gratuito di Meditazione - 22 gennaio

Questo signore qui a fianco non sta volando, ma plana dolcemente nella realtà dopo il "tempo speciale" delle feste di Natale. E lo fa con raccoglimento, con un intento di investigazione della propria realtà interiore, ma anche con un'apertura del cuore. 
Se vogliamo fare come lui, ancorarci al qui e ora per coltivare la libertà dai condizionamenti seguendo il sentiero tracciato dal Buddha, abbiamo un'opportunità di farlo insieme.
Riprendo infatti i miei incontri di meditazione la domenica mattina al Centro Yoga BKS Iyengar di Via Vegezio, 6 a Roma (Balduina), che è ben collegato al resto della città con la M1 (Cipro, o anche Valle Aurelia per chi non ha paura dei tornanti nel  percorso ciclo pedonale del Parco Ciocci, scrivetemi per info) e con la FM3 (Appiano Proba Petronia). Ecco le date: 

22  gennaio    -    19  febbraio    -     19  marzo    -      2  aprile
ore   10

L'incontro di gennaio sarà dedicato alla Metta o gentilezza amorevole. Infatti lo scorso dicembre ho cambiato all'ultimo momento programma dato che molti dei partecipanti più assidui erano assenti, forse a causa della concomitanza della giornata elettorale. Il programma di dicembre viene quindi riproposto a gennaio.
Gli altri tre incontri saranno dedicati alla coltivazione del raccoglimento.
Confermo le solite informazioni spicciole: La partecipazione è libera da qualsiasi vincolo di presenza ed è gratuita. La puntualità è molto gradita. Nel Centro tutto ciò che può essere necessario per sedersi comodamente.
Dopo una breve introduzione guiderò una meditazione di 35-40 minuti a cui seguirà una sessione di condivisione o domande e risposte. Una seconda meditazione più breve concluderà l'incontro che terminerà alle 12 circa.