Lo scorso 8 novembre ho
tenuto nel centro B.K.S.Iyengar di Roma la mia ormai consueta domenica di
meditazione, che ha visto un’ottima partecipazione. Per la prima volta, però,
non mi sono limitato a guidare meditazioni di consapevolezza e ad una sessione
di domande e risposte ma ho affrontato, in modo esperienziale, un importante
punto dell’insegnamento del Buddha, vale a dire il desiderio visto nell’ottica
dei 5 ostacoli così come sono esposti nel Satipatthana Sutta.
Il mio intento non è
certo quello di esporre o far conoscere sistematicamente la Dottrina del
Buddhismo Theravada. Per questo ci sono (anche se in italiano non poi così
tanti) ottimi testi. Per chi volesse approfondire il tema del desiderio un
possibile rimando è al libro di Ajahn Analayo presenti nella pagina Bibliolink
di questo blog:
(http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/buddhismo/escursioni1.pdf dove l’Autore tratta del desiderio
proprio all’inizio).
Semmai, in questo e nei
prossimi incontri vorrei proporre un altro possibile sapore della meditazione di Consapevolezza, quello più ingranato nei vari modi in cui la nostra
mente affronta e reagisce alla realtà e all’esperienza. E questo, in parole
povere, è il quarto Satipatthana, i Dhamma, cioè la consapevolezza dei
fenomeni.
Il desiderio, quindi. Durante
il primo periodo di meditazione, dopo aver suggerito abbastanza a lungo di
centrarsi sul corpo e sul respiro, ho invitato i presenti a portare la propria
attenzione agli organi del senso del gusto e a notare cosa accadeva nel far
questo.
Il desiderio, nel Satipatthana Sutta, è il desiderio di gratificazione
sensoriale, e ho proposto questo esercizio sapendo che in ogni momento ci può
essere un bisogno, un’inclinazione, un ricordo, il senso di una mancanza
relativa al piacere procurato da un determinato senso, e il gusto mi è parso il
più adatto da essere evocato durante una sessione di meditazione formale. Anche
in questo caso la consapevolezza può essere strutturata nel solito modo: che
cosa è (cosa sta accadendo ora sotto la luce dell’attenzione così indirizzata?)
e com’è (sentire tutte le
caratteristiche dell’esperienza).
Quindi il desiderio,
nelle sue basi corporee, emozionali e mentali, può essere un oggetto di
contemplazione, e sapere questo è un forte cambiamento rispetto alla realtà dei
condizionamenti e delle abitudini che di solito ci governano. Tra l’altro il
desiderio è spesso oggetto di un grosso fraintendimento, quando si dice che il
Buddha ha prescritto la sua eliminazione e una vita priva di questo tipo di
energia. Lo sviluppo indicato dal Buddha è piuttosto un lavoro di trasformazione
che parte dall’accettazione, dalla consapevolezza, dalla contemplazione, dall’impegno
e da saldi presupposti etici.
Il desiderio e le sue
modalità vanno conosciute e da una conoscenza diretta potremo, se vorremo,
svincolarci dalla dipendenza che scaturisce dalla reazione ai processi
percettivi. I fenomeni, esaminati, risultano impermalenti e inaffidabili.
Isolando questa energia essa può rendersi disponibile per essere ben
indirizzata per progredire.
La consapevolezza volta
a quanto viene percepito è quindi il primo passo per scongiurare la pervasività
del condizionamento del desiderio. Nelle scritture ci sono poi diverse altre
pratiche indirizzate a tal fine, alcune francamente inapplicabili, come la
contemplazione di un corpo in decomposizione. Però, come ho detto durante l’incontro,
magari ogni tanto è bene ricordarsi che non siamo destinati a campare a lungo,
e che il nostro corpo, per certi versi meraviglioso, per certi altri è
disgustoso.
È raccomandata anche la
moderazione nel mangiare, così come la consapevolezza della felicità derivante
dal contentarsi con poco. Si può cominciare rifiutando l’ideologia corrente
della ricchezza e del possesso a tutti i costi, e sviluppare una visione nuova
e centrata .
Mi rendo conto che l’argomento
è vasto e quello che ho offerto durante l’incontro è molto poco. Però i
partecipanti hanno mostrato di recepire la sostanza della pratica: osservare un
desiderio, scinderlo nelle sue componenti corporee emozionali e mentali,
accorgersi che i desideri sono sempre in agguato col loro carico di
condizionamento. E io so che quando un’esperienza è vissuta per bene può avere
delle risonanze inaspettate.
E quindi nel prossimo
incontro di domenica 29 novembre tratteremo del secondo ostacolo: l’avversione,
sempre in una modalità esperienziale. Ore 10, centro Yoga B.K.S Iyengar, via Vegezio 6 Roma. Contattatemi per info.