La
mente (2).
Buon anno a tutti, che
il 2015 sia particolarmente prospero, in particolare per coloro che mi leggono.
Riprendo da dove avevo lasciato.
Nel Canone Pāli, la
raccolta dei più antichi discorsi del Buddha, esiste un vero e proprio manuale
di contromisure da mettere in atto quando un meditante “… pone attenzione ad un
certo oggetto e sorgono in lui pensieri negativi, non salutari, connessi con il
desiderio, l’avversione, l’illusione…” Quindi c’è un riferimento esplicito agli
stati mentali elencati nella sezione “mente” del Satipatthāna Sutta. Se le “distrazioni”
della mente durante la meditazione siano soltanto “pensieri negativi,
(eccetera)…” è una considerazione che lascio al discernimento di ognuno, in
quanto la pratica meditativa si deve necessariamente nutrire di questo tipo di
indagine.
Questo manuale è il
Vitakkasanthāna Sutta, il Discorso della Pacificazione dei Pensieri Distraenti e
le contromisure sono 5:
1)
Porre
attenzione ad un oggetto diverso connesso con ciò che è salutare.
2)
Considerare
il pericolo (spirituale e non) connesso con quei pensieri distraenti.
3)
Tentare
di dimenticare e non porre attenzione ai pensieri distraenti.
4)
Porre
l’attenzione alla pacificazione dell’origine dei pensieri distraenti.
5)
Con
i denti stretti e la lingua premuta contro il palato, controllare, soggiogare e
fermare la mente con la mente.
Tutte queste 5
contromisure in un certo modo contravvengono all’insegnamento che sta alla base
del Satipatthāna Sutta, la cui “validità” viene quindi, in certi casi, come
sospesa: la pura contemplazione aperta e accogliente di ciò che, momento per
momento, si presenta alla coscienza; esse quindi richiedono un intervento più o
meno radicale impegnando energie di qualità diversa:
1)
Nel
primo caso si tratta di pura e semplice discriminazione.
2) Qui si entra nel merito dell’attività
mentale e la si allontana come si allontanerebbe un animale minaccioso.
3) Anche dimenticare è un movimento assai
differente dalla consapevolezza.
4) Qui l’atteggiamento investigativo è
ancora più profondo: ad esempio, indagando si comprende che la propria
tensione, che produce pensieri distraenti, è dovuta ad una litigata. Ci si può
quindi attivare per placare la collera o il risentimento.
5)
L’ultima
contromisura parla da sola. Anche se altrove il Buddha ha chiaramente affermato
che “soggiogare la mente con la mente” non è un metodo in sé efficace per
condurre alla Liberazione, può comunque essere usato quando i precedenti 4
mezzi non funzionano. Questo fa
comprendere anche quanto il Buddha ritenesse importante la buona pratica della
meditazione.
Dovrei ora dire due
parole sugli stati mentali superiori (quelli dal 5 all’8 del post precedente),
ma si tratta di condizioni di profondo assorbimento che certo non conosco per
esperienza diretta. È da notare però che anche essi sono considerati, come
quelli inferiori, oggetti che si possono semplicemente contemplare, e di essi
si può notare, secondo il “ritornello”, il sorgere e lo svanire. La pratica
della Consapevolezza è una delle poche azioni appropriate agli illuminati,
quindi anche gli stati di profondo assorbimento meditativo vengono considerati
alla stregua di tutti i fenomeni condizionati.