sabato 27 febbraio 2016

ANSIA E PREOCCUPAZIONE

Il 14 febbraio abbiamo messo da parte S. Valentino e ci siamo occupati del quarto dei cinque ostacoli, agitazione e ansia (da tener presente che queste due parole vengono spesso tradotte in inglese con restlessness and remorse. Questo stato mentale di “iper-energizzazione” può quindi essere orientato verso il futuro – ansia – o anche verso il passato – rimorso). Nel far questo abbiamo tratto vantaggio dall’incontro precedente, nel quale avevamo praticato il primo passo del focusing, l’esercizio di “fare spazio”. Avevamo risposto così ad una iniziativa del Centro Yoga che ci ospita, che nel weekend successivo aveva organizzato un seminario intitolato “Dare spazio”, dedicato a sviluppare nella pratica delle asana la consapevolezza e lo sviluppo del proprio spazio interno. “Fare spazio” ci ha consentito di arrivare nella pratica ad un certo “punto zero” dal quale mettersi in ascolto del sorgere di quei turbamenti fisici, emozionali o mentali che danno poi luogo all’ansia e all’agitazione.

Secondo i Sutta, agitazione e ansia sorgono quando si presta una attenzione inappropriata alla mente agitata. Agitazione della mente – soffermarsi su di essa – sorgere di ansia e agitazione, questo è il processo che abbiamo cercato di ripercorrere durante la meditazione che ho guidato, preceduta come al solito da diversi minuti di attenzione al respiro e al corpo.
Nel corso della condivisione sono sorti tre argomenti riguardo ai quali avevo promesso di scrivere qui in questo blog degli approfondimenti. Ed eccoli qui di seguito.

Il primo argomento sorge da una domanda specifica: se il Buddha abbia mai suggerito un metodo per controllare i pensieri. Per quel che ne so, esiste un Sutta nel quale sono stati illustrati metodi per disinnescare, durante la meditazione, i pensieri negativi e non salutari connessi con il desiderio, l’avversione e l’illusione. Si tratta del Vitakkasanthana sutta (sul web non è purtroppo  disponibile in italiano, ma si può trovare nel libro “La rivelazione del Buddha” citato nella pagina Bibliolink di questo blog. Ecco invece un link per la versione in inglese: http://www.accesstoinsight.org/tipitaka/mn/mn.020.than.html ) nel quale l’Illuminato elenca 5 modi per riportare la mente in uno stato di quiete, stabilità, unità e concentrazione:
1.    Porre l’attenzione ad un oggetto diverso, che sia connesso con ciò che è salutare.
2.    Considerare il pericolo insito nei pensieri negativi e non salutari.
3.    Provare a dimenticare e non porre attenzione ai pensieri negativi e non salutari.
4.    Rivolgere l’attenzione alla pacificazione dell’origine di quei pensieri.
5.    Controllare, soggiogare e fermare la mente con la mente con i denti stretti e la lingua premuta contro il palato.
Il Buddha parla solo di pensieri negativi e non salutari o di tutti i pensieri? Cioè esistono pensieri che non sono negativi e non salutari connessi con il desiderio, l’avversione e l’illusione? È difficile rispondere e un argomento del genere va oltre le finalità di questo blog. C’è anche da dire che il Buddha, proprio nel Satipatthana Sutta non parla mai di controllare, reprimere o annientare alcunché, raccomandando di fare oggetto di contemplazione qualsiasi cosa sorga nella mente. Che cosa fare quindi quando sorgono pensieri non così fortemente connotati come negativi, e questa è l’esperienza a volte dolorosamente ricorrente di molti meditanti. Credo che qui io mi debba fermare, in quanto una risposta valida può essere data solo in uno scambio uno ad uno tra un insegnante e un praticante. Sono convinto però che:
1.    I pensieri non vadano né repressi né annullati.
2.    I pensieri vadano il più possibile contemplati.
3.    Non bisogna nemmeno lasciarsi portare via dai pensieri e passare lunghi periodi di meditazione a fantasticare o sognare ad occhi aperti. Una buona metafora può essere quella di fornire due argini nei quali il fiume possa scorrere in modo ordinato.
Sull’onda di queste considerazioni voglio consigliare la lettura di un altro discorso, il Dvedhavitakkasutta (stessa sorte: presente nel libro citato e a questo link in inglese: http://www.accesstoinsight.org/tipitaka/mn/mn.019.than.html) nel quale si ribalta l’idea che una “buona” meditazione sia solo quella nella quale si riesca ad eliminare i pensieri.

Altro argomento: mi è stato chiesto in sede quasi privata se la contemplazione di stati mentali quali l’ansia e la preoccupazione possa portare ad una sorta di sdoppiamento. Sì e no.
No perché lo stato mentale della consapevolezza implica la contemplazione di quel che accade nel proprio sistema mente-cuore-corpo. Nei Sutta il Buddha non ha mai parlato, come ad esempio nel Vedanta, di un testimone, un Sé più sostanziale del piccolo sé apparente, che è il vero soggetto della contemplazione. Nella pratica del Satipatthana un non-sé contempla un non sé. Ma questi sono concetti difficili da trasmettere attraverso le parole.
Sì perché lo stato purtroppo comune a molti di noi è quello di una scissione, o alienazione, condizionata dagli stati di attaccamento, avversione e confusione. Non basta voler meditare per riunificarsi. Credo di poter dire che non è la consapevolezza il possibile agente dello sdoppiamento. La consapevolezza è uno stato mentale sempre salutare e non ce ne è mai troppa. Può essere semmai una attenzione non corretta ai nostri stati non salutari che può dare la sensazione di due sé dei quali l’uno osserva l’altro. L’osservazione cioè, per dare la sensazione di condurre verso uno sdoppiamento, deve avere una carica affettivo-emozionale tale da indebolire la consapevolezza.
Però, con l’impegno, la pazienza, la conoscenza del Dhamma, si possono creare stati di unificazione temporanea che possano servire da guida nella pratica. Il Buddha parla di questo quando esorta a far cessare, sia pur temporaneamente, i Cinque Ostacoli e a sviluppare i Sette Fattori del Risveglio. Quindi uno stato di sdoppiamento, per quanto legittimamente si possa far sentire, può essere superato nella chiarezza dei propri intenti e nella correttezza della pratica.
Devo confessare infine la mia completa ignoranza di argomenti come sdoppiamenti volontari, visioni del corpo dall’esterno, viaggi astrali e simili.

Infine durante l’incontro, parlando di contemplazione di stati negativi, ho accennato alla dottrina dei 10 Legami (inglese: fetters). I 10 legami non sono inseriti come gruppo tra gli oggetti di consapevolezza del Satipatthana Sutta, ma alcuni lo sono singolarmente. Essi sono:

  1. Credenza dell’esistenza di un’individualità permanente.
  2. Dubbio.
  3. Credenza nell’efficacia di riti e cerimonie.
  4. Desiderio sensuale.
  5. Avversione.
  6. Desiderio di esistenza nel mondo della forma.
  7. Desiderio nell’esistenza nel mondo senza forma.
  8. L’orgoglio.
  9. L’agitazione.
  10. L’ignoranza.
Questi legami sorgono insieme al contatto non consapevole dei sensi con i relativi oggetti e in teoria andrebbero abbandonati uno ad uno per accedere a stadi sempre più elevati di risveglio. In pratica, vanno tenuti presenti nella pratica e nello studio per avere una comprensione sempre maggiore del Sentiero.

domenica 7 febbraio 2016

14 febbraio - incontro gratuito di meditazione

Le nuove date per i prossimi incontri di meditazione al Centro Yoga di Via Vegezio sono: 14 febbraio e 20 marzo. 
Domenica prossima proseguiranno gli incontri dedicati ai 5 ostacoli come descritti nel Satipatthana Sutta, e questa sarà la volta di Ansia e Preoccupazione.
In fondo a questa homepage ci sono tutti i recapiti per chi vuole ulteriori informazioni, ma l'incontro è alquanto informale, non c'è bisogno di prenotazione e all'interno del centro ci sono numerosi cuscini tappetini e sedie per sedersi comodi. Anche questa volta saranno in distribuzione gratuita opuscoli e libri sulla meditazione gentilmente offerti dal Monastero Santacittarama. L'unica cosa apprezzata è la puntualità. C'è l'opportunità di una donazione volontaria per le spese di gestione della sala.