mercoledì 29 aprile 2015

Incontro gratuito di meditazione: 10 maggio

Tra giovedì 30 e domenica 5 sarò ad un ritiro di meditazione, e tornerò, spero, ricaricato per condurre il prossimo incontro gratuito di meditazione domenica 10 maggio alle 10 come al solito al Centro B.K.S. Iyengar di via Vegezio, 6 - Roma alla Balduina.

Non ci sono formalità e distribuirò a chi lo desidera degli opuscoli sulla meditazione del Monastero Santacittarama. Per informazioni cercate i miei recapiti in fondo a questa pagina e contattatemi.

domenica 19 aprile 2015

16. La meditazione secondo il Satipatthāna Sutta.


La parte finale del Satipatthāna Sutta ha un sapore di compimento e circolarità, in quanto viene proposta la contemplazione del punto centrale dell’insegnamento del Buddha, quello che fu esposto nel suo primo discorso pronunciato davanti ai suoi primi 5 discepoli a Sarnath, le Quattro Nobili Verità. Di esse desidero qui esporre solo quanto è strettamente connesso al Satipatthāna Sutta, cominciando perciò dal testo stesso del Discorso:
“Di nuovo, o monaci, riguardo ai dhamma, egli dimora contemplando i dhamma in termini delle Quattro Nobili Verità. E riguardo ai dhamma, come dimora contemplando i dhamma in termini delle Quattro Nobili Verità? Egli conosce così com’è ‘questa è dhukkha’; egli conosce così com’è ‘questo è l’origine di dhukkha’; egli conosce così com’è ‘questa è la cessazione di dhukkha’; egli conosce così com’è ‘questo è il sentiero che conduce alla cessazione di dukkha’”.
Una attenta traduzione della parola dhukkha è qui necessaria. Infatti non si tratta tanto di “sofferenza” (come è spesso tradotta) che implica una qualità intrinseca dei fenomeni (i fenomeni sono di per sé fonte di sofferenza), quanto di una qualità affettiva insita in colui che i fenomeni li percepisce. Tutti i fenomeni sono cioè insoddisfacenti, e dhukkha viene perciò tradotta in inglese con unsatisfactoriness, che in italiano potrebbe suonare “insoddisfacenza” (per esempio il Discorso, alla seconda Nobile Verità, direbbe “questo è l’origine dell’insoddisfacenza”), e per evitare un simile sgorbio si lascia per lo più la parola non tradotta. Con maggiore precisione, dhukkha è la nostra reazione irritata, contrariata, al contatto con ciò che è insoddisfacente.
Il discorso invita per così dire a guardare la realtà con le lenti delle Quattro Nobili Verità, ed esse possono entrare in una singola proposizione che suonerà così: nel nostro rincorrere (la “sete”, vera origine di dukkha) la non-sofferenza ci aggrappiamo ai fenomeni cercando una soluzione che non troviamo data la loro “insoddisfacenza”, moltiplicando così la sofferenza. Ma questa ricerca è vana, perché solo intervenendo per fare in modo di far cessare la nostra sete (terza Nobile Verità), tramite l’Ottuplice Sentiero, (quarta Nobile Verità), potremo superare il moto emotivo-affettivo della reazione all’”insoddisfacenza”, liberandoci così dalla sofferenza.
Anche questo schema è tratto dalla medicina del tempo, confermando l’atteggiamento “terapeutico” del Buddha:
1.    Dhukkha = malattia.
2.    Origine = eziologia.
3.    Cessazione = salute.
4.    Sentiero = cura.
Contemplare i fenomeni con le lenti delle Quattro Nobili Verità è il culmine di un percorso per il quale ci si è dovuti equipaggiare tramite tutte le indicazioni contenute nel Discorso: la consapevolezza del corpo, delle sensazioni, della mente e dei dhamma: quelli che ci costituiscono come individui, e tramite i quali operiamo, quelli che ci ostacolano e quelli che ci favoriscono nel Sentiero. Al culmine di tutto ciò, la contemplazione delle Quattro Nobili Verità hanno un forte accento pratico: dhukkha deve essere compresa, il sorgere deve essere abbandonato, la cessazione deve essere realizzata, il sentiero deve essere sviluppato. Di nuovo, un riferimento alle parti precedenti del Discorso: i cinque aggregati devono essere compresi, l’ignoranza e il desiderio devono essere abbandonati, raccoglimento ed equanimità devono essere realizzati, calma e visione profonda devono essere sviluppati.

E qui si conclude la mia esposizione del Satipatthāna Sutta con una buona notizia. Sono venuto a sapere che il libro Satipatthāna di Ajahn Analayo, sul quale mi sono ampiamente basato per questi miei post, sarà disponibile in tempi non lunghissimi anche in italiano. Spero nel frattempo di aver fatto qualcosa di utile per qualcuno.

martedì 7 aprile 2015

Incontri gratuiti di meditazione: Primavera 2015

Continuo a tenere una volta al mese gli incontri gratuiti di meditazione di domenica mattina alle 10.
Ecco le date: 12 aprile - 10 maggio - 7 giugno.
la location è la solita, il Centro Yoga B.K.S.Iyengar di via Vegezio 6 a Roma, quartiere Balduina, raggiungibile con la FM3 ma non lontanissimo dalla M1.
Non ci sono formalità, basta venire puntuali e dotati di 2 ore di tempo. Cuscini e coperte per sedersi ci sono. Per altre info lasciate un commento, scrivetemi email, telefonatemi, insomma, quello che vi pare.

Dialogo di altri tempi: un link

Il mio amico di Facebook Flavio Pelliconi è stato protagonista di un dialogo sul Buddhismo, poi riportato sul suo blog, di cui allego il link http://www.flavatar.it/altre-domande-sul-buddhismo/?fb_action_ids=682853795159669&fb_action_types=news.publishes&fb_ref=pub-standard .
Si tratta di una serie di domande e risposte che ha un sapore antico di due persone che mirano in alto pur mantenendo una notevole libertà intellettuale. La lode va a Flavio ma anche al suo interlocutore, una vera "mente da principiante".

mercoledì 1 aprile 2015

15. La meditazione secondo il Satipatthāna Sutta.

I sette Fattori dell'Illuminazione
Dopo aver focalizzato l’attenzione sulle parti che appaiono costituire la nostra individualità (corpo, sensazioni, mente, aggregati, ostacoli, sistema percettivo) il Discorso presenta la Consapevolezza sulle qualità mentali che conducono al risveglio, vale a dire i Sette Fattori dell’Illuminazione. Essi sono:
1.    Consapevolezza.
2.    Investigazione.
3.    Energia.
4.    Gioia.
5.    Tranquillità.
6.    Raccoglimento.
7.    Equanimità.

Anche di queste qualità sono indicate le modalità di attenzione. Ad esempio, della Consapevolezza, “se non è presente in lui egli sa: non c’è consapevolezza presente in me; egli sa come risvegliare in sé il fattore consapevolezza non presente in lui, e come perfezionare e sviluppare il fattore consapevolezza quando è presente in lui”.
A partire dalla consapevolezza, vero e proprio fondamento, vengono prima enumerati 3 fattori atti a stimolare e dare impeto ad una mente incerta e pigra, seguiti da altri tre fattori che favoriscono la quiete e la pace.
Il fondamento della consapevolezza è importante perché anche in questo caso non è prescritta alcuna azione particolare se non la semplice attenzione cosciente. Infatti, se la mera consapevolezza è in grado di annullare l’influsso di ognuno dei cinque ostacoli, essa spontaneamente favorisce lo sviluppo degli altri fattori di illuminazione.
Il termine usato dal Buddha per il secondo fattore, Dhammavicaya, può essere inteso sia come investigazione dei dhamma, vale a dire dei fenomeni, quanto investigazione del Dhamma, cioè della Dottrina. Il risultato sarà comunque un discernimento, nella propria esperienza di ciò che è salutare e utile nel cammino da ciò che non lo è, consentendo ulteriori progressi debellando l’ostacolo del dubbio. Ci si troverà quindi nelle condizioni di attingere ad un rinnovato vigore, uno slancio lungo il sentiero che, anche in virtù della sua naturalezza, avrà la caratteristica della costanza, in contrasto con l’ostacolo della pigrizia e del torpore. L’energia conduce alla gioia, primo termine di una triplice sequenza spesso ripetuta in molti dei discorsi: gioia che porta alla tranquillità che porta al raccoglimento (uso questa parola per tradurre samādhi al posto della più consueta “concentrazione” a causa del sottinteso escludente di quest’ultima: il raccoglimento è focalizzato e inclusivo). La tranquillità è la contro qualità dell’ostacolo irrequietezza e preoccupazione, e il raccoglimento nascerà da un senso di appagamento e compiutezza, propria della tranquillità stessa. Il raccoglimento profondo culmina nell’equanimità: una volta considerati i fenomeni percepiti e le varie parti che ci costituiscono per quel che sono, una volta messo il tutto sotto la luce della consapevolezza, osservato di prima mano il loro sorgere e svanire, si potrà stare, come dice il “ritornello” del discorso “indipendenti, senza desiderare nulla al mondo”.
Concludo sottolineando 2 punti importanti: secondo molti discorsi del Buddha, fatto ribadito spesso nei commentari antichi, il sentiero spirituale consiste essenzialmente nel superare i 5 ostacoli e sviluppare i 7 fattori dell’illuminazione. Va detto infine che la contemplazione di questi ultimi non va considerata una pratica in sé, ma può affiancare la modalità abituale di meditazione di ognuno, sviluppandosi quando è necessario o quando si è particolarmente ispirati.

L’insegnamento dei 7 fattori dell’illuminazione è descritto, a differenza di altri, come specifico e unico del Buddhismo e il possesso dei 7 fattori è paragonato a quello dei 7 tesori del Monarca Universale (credenza, quest’ultima, diffusa in ambito indù).