mercoledì 1 aprile 2015

15. La meditazione secondo il Satipatthāna Sutta.

I sette Fattori dell'Illuminazione
Dopo aver focalizzato l’attenzione sulle parti che appaiono costituire la nostra individualità (corpo, sensazioni, mente, aggregati, ostacoli, sistema percettivo) il Discorso presenta la Consapevolezza sulle qualità mentali che conducono al risveglio, vale a dire i Sette Fattori dell’Illuminazione. Essi sono:
1.    Consapevolezza.
2.    Investigazione.
3.    Energia.
4.    Gioia.
5.    Tranquillità.
6.    Raccoglimento.
7.    Equanimità.

Anche di queste qualità sono indicate le modalità di attenzione. Ad esempio, della Consapevolezza, “se non è presente in lui egli sa: non c’è consapevolezza presente in me; egli sa come risvegliare in sé il fattore consapevolezza non presente in lui, e come perfezionare e sviluppare il fattore consapevolezza quando è presente in lui”.
A partire dalla consapevolezza, vero e proprio fondamento, vengono prima enumerati 3 fattori atti a stimolare e dare impeto ad una mente incerta e pigra, seguiti da altri tre fattori che favoriscono la quiete e la pace.
Il fondamento della consapevolezza è importante perché anche in questo caso non è prescritta alcuna azione particolare se non la semplice attenzione cosciente. Infatti, se la mera consapevolezza è in grado di annullare l’influsso di ognuno dei cinque ostacoli, essa spontaneamente favorisce lo sviluppo degli altri fattori di illuminazione.
Il termine usato dal Buddha per il secondo fattore, Dhammavicaya, può essere inteso sia come investigazione dei dhamma, vale a dire dei fenomeni, quanto investigazione del Dhamma, cioè della Dottrina. Il risultato sarà comunque un discernimento, nella propria esperienza di ciò che è salutare e utile nel cammino da ciò che non lo è, consentendo ulteriori progressi debellando l’ostacolo del dubbio. Ci si troverà quindi nelle condizioni di attingere ad un rinnovato vigore, uno slancio lungo il sentiero che, anche in virtù della sua naturalezza, avrà la caratteristica della costanza, in contrasto con l’ostacolo della pigrizia e del torpore. L’energia conduce alla gioia, primo termine di una triplice sequenza spesso ripetuta in molti dei discorsi: gioia che porta alla tranquillità che porta al raccoglimento (uso questa parola per tradurre samādhi al posto della più consueta “concentrazione” a causa del sottinteso escludente di quest’ultima: il raccoglimento è focalizzato e inclusivo). La tranquillità è la contro qualità dell’ostacolo irrequietezza e preoccupazione, e il raccoglimento nascerà da un senso di appagamento e compiutezza, propria della tranquillità stessa. Il raccoglimento profondo culmina nell’equanimità: una volta considerati i fenomeni percepiti e le varie parti che ci costituiscono per quel che sono, una volta messo il tutto sotto la luce della consapevolezza, osservato di prima mano il loro sorgere e svanire, si potrà stare, come dice il “ritornello” del discorso “indipendenti, senza desiderare nulla al mondo”.
Concludo sottolineando 2 punti importanti: secondo molti discorsi del Buddha, fatto ribadito spesso nei commentari antichi, il sentiero spirituale consiste essenzialmente nel superare i 5 ostacoli e sviluppare i 7 fattori dell’illuminazione. Va detto infine che la contemplazione di questi ultimi non va considerata una pratica in sé, ma può affiancare la modalità abituale di meditazione di ognuno, sviluppandosi quando è necessario o quando si è particolarmente ispirati.

L’insegnamento dei 7 fattori dell’illuminazione è descritto, a differenza di altri, come specifico e unico del Buddhismo e il possesso dei 7 fattori è paragonato a quello dei 7 tesori del Monarca Universale (credenza, quest’ultima, diffusa in ambito indù).

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