sabato 26 novembre 2016

Incontro gratuito di Meditazione - Metta

Nell'ultimo incontro di meditazione prima di Natale al Centro B.K.S. Iyengar di Via Vegezio 6 a Roma Balduina il 4 dicembre alle 10 proporrò una meditazione di Metta o Gentilezza (l'inadeguatezza della traduzione in questo caso è particolarmente dolorosa).
Nella introduzione parlerò delle Quattro Dimore Divine dell'insegnamento del Buddha, gli stati mentali che trascendono la mente ordinaria.
Oltre alla Metta, la Gentilezza descritta con una terminologia negativa come non-avversione, troviamo la Compassione che ci ricorda la nostra fragilità, la Gioia Compartecipe, che è uno stato di innocenza opposto all'invidia e alla gelosia, e l'Equanimità, coltivando la quale comprendiamo la legge di causa ed effetto (spesso chiamata Karma) e cominciamo ad aprirci alla comprensione del non-sé.
Se Natale è solamente addobbare l'albero e sentirsi buoni, le Quattro Dimore Divine vanno molto più in là: sono degli stati mentali attraverso i quali anche la relazione con gli altri e con il mondo entrano a tutto diritto nel nostro sentiero di Liberazione.
Se qualcuno intende partecipare, consiglio di andare a votare dopo: la pratica della Metta può avere un buon effetto sulla mente!!

domenica 13 novembre 2016

Pratica, consapevolezza, pensieri

Durante il periodo di condivisione e domande dell'ultimo incontro di Meditazione svolto al Centro BKS Iyengar di Roma, è venuto fuori un argomento di non facile soluzione, riguardo al quale le indicazioni dei testi e dei maestri sono quanto meno varie.
La questione in due parole è questa: quando durante la meditazione sorgono dei pensieri, devo farli oggetto di consapevolezza e semplicemente accompagnarli alla fine? Devo "entrare nel merito" di essi e occuparmi della loro natura e dei loro contenuti? Devo"curare" eventuali "mancanze", tendenze non corrette, origini oscure, devo prefiggermi quindi un intento "diagnostico" e "terapeutico"?
La risposta non è semplice e dipende da molti fattori, soprattutto dalle caratteristiche della propria pratica, del tipo di indagine che si porta avanti in un determinato momento, dal proprio livello di approfondimento tanto a livello dottrinale quanto a livello di raccoglimento.
Con un notevole tasso di "sincronicità" mi è arrivato da qualche giorno l'avviso di un nuovo post nel Blog di Letizia Baglioni, che leggo sempre volentieri. Letizia, che incontravo spesso al Monastero Santacittarama alcuni anni fa, prima che si trasferisse nel Nord Italia, ha un curriculum di tutto rispetto ed è senz'altro una voce autorevole nel panorama del Buddhismo Theravada italiano.
Oltre a consigliare tutti di frequentare il suo blog, propongo a chi sia interessato ad approfondire l'argomento di Pratica, consapevolezza e pensieri, di leggere l'ultimo post di Letizia che troverete a questo link: https://letiziabaglioni.com/2016/11/11/il-setacciatore/ . Il post poi contiene un altro link alla traduzione di un secondo Discorso del Buddha (Letizia è nota per la maestria e l'affidabilità delle sue traduzioni) che chiarisce ancora di più l'oggetto di questo post: https://letiziabaglioni.com/2015/05/29/due-tipi-di-pensiero/ . 
Il combinato di questi due discorsi è molto illuminante: ci sono diversi tipi di impurità (per restare nella metafora del setacciatore d'oro) nei propri pensieri, e a seconda del momento la propria attenzione e il proprio lavoro va rivolto ora in una direzione ora nell'altra, quindi a volte anche nel merito dei pensieri. Ma occorre ricordarsi che troppo riflettere stanca il corpo e la mente di un individuo stanco non può raccogliersi facilmente. E' quindi necessario creare le condizioni per una consapevolezza più raffinata e trasparente. Trovo la metafora del vaccaro in diverse stagioni dell'anno particolarmente illuminante.
Forse questo è il punto, e diciamolo pure a chiare lettere, una difficoltà della pratica della Meditazione di Consapevolezza: comprendere quel è la propria situazione, la propria necessità per applicarsi in un lavoro proficuo. Invito a stampare i due discorsi, a metterseli sul comodino e rileggerli ogni tanto senza superficialità, cercando di digerire per bene ogni parola. Nulla è stato detto "tanto per dire" e quelle parole riguardano ognuno di noi. E poi, soprattutto, a parlare della propria pratica con qualcuno che ne sa più di noi.

giovedì 3 novembre 2016

Benefici Collaterali

Al Centro Yoga Samsara di Roma Monteverde ho da poco dato il via a delle sessioni di meditazione che sono rivolte ad un gruppo costituito per la maggior parte di principianti assoluti. Una splendida sfida!
Durante il primo incontro ho dato dei ragguagli storico-geografico-dottrinali per chiarire cosa fosse la meditazione che propongo. Nel secondo incontro, proprio per incoraggiare i nuovi, ho parlato di “benefici collaterali” cioè di quei miglioramenti che, a volte di proposito a volte meno volontariamente, la pratica costante della meditazione favorisce nella nostra vita.
Ho detto come la consapevolezza sia usata addirittura in situazioni cliniche (spesso nella forma del costrutto Mindfulness) per risolvere situazioni di stress, ansia e depressione. Ma anche che piccole ansie, stress e depressioni, quelle che a volte prendono ognuno di noi trovino giovamento nell’essere illuminate dalla luce della pratica.
Ansia e stress hanno il loro grilletto nel meccanismo di fuga o combattimento che ci portiamo dentro da quando abitavamo nelle caverne e la nostra vita dipendeva da una rapida attivazione del nostro organismo. Ma ora non ci sono più grandi predatori attorno a noi e il nemico è il traffico, il capufficio, gli orari, il barcamenarsi in relazioni complesse. Le emozioni forti e negative bypassano la parte più evoluta del nostro cervello e le parti più antiche, più “animali”, accendono, e ahimè tengono accese le risposte a livello fisico: cuore, pressione, respirazione, temperatura corporea. Se non riusciamo a spegnere tutto ciò, siamo stressati. Se continuiamo a rimuginare scenari futuri catastrofici saremo in ansia. Se tutto ciò ha come risultato una spirale di pensieri ed emozioni negative, cadremo in depressione.
La consapevolezza può aiutarci a scongiurare l’ineluttabilità di questi meccanismi. La meditazione può darci la buona abitudine di creare quel minimo spazio tra noi e quello che ci turba. Qui sono io, lì c’è il capufficio e in mezzo c’è uno spazio nel quale io posso sentire il mio corpo, il mio cuore, la mia mente, vedere come il turbamento ha determinate cause che posso condividere o meno, combattere o accettare, ma sicuramente tenere ad una distanza di sicurezza. Posso lavorare sulle mie alterazioni fisiche. Posso mettere in discussione il lavorio automatico e proliferante della mente. Posso trovare dei sostegni e uno sbocco di positività alle mie emozioni.
Ho trovato su un sito americano, Mindful.org, due elenchi molto pragmatici che vorrei riportare qui di seguito.
Il primo enumera alcune cose che la pratica della consapevolezza esige da noi perché sia efficace, in particolare nella sua applicazione nella trasformazione della nostra vita:
  1. Intenzione. Dobbiamo voler risolvere le nostre difficoltà, con impegno, pazienza e costanza. E questo non è sempre ovvio.
  2. Mente da principiante. Accostarci alle nostre difficoltà, e anche a noi stessi, da una prospettiva sempre fresca e nuova, anche con curiosità, abbandonando pregiudizi e abitudini mentali.
  3. Pazienza. La madre di tutte le qualità. Il concedersi tempi lunghi offre innumerevoli risorse.
  4. Riconoscimento. Potrebbe essere l’aspetto cognitivo della consapevolezza, che a rigor di termini è semplicemente un’esperienza quanto più diretta possibile. Ma se vogliamo consciamente trasformare la nostra vita dobbiamo chiamare la nostra esperienza (ansia, stress, angoscia, gioia, eccitazione, disperazione) col proprio nome.
  5. Non giudizio. Il giudizio è invece un eccesso di esercizio delle facoltà cognitive, spesso un etichettare con termini emotivamente significativi un’esperienza dalla quale ci vogliamo difendere. L’ansia è ansia, non è un orrendo mostro. E incontrarla con semplicità nei suoi aspetti di corpo-cuore-mente è l’inizio del lavoro.
  6. Fiducia. Piano piano si impara che il lavoro dà frutti, e allora si lavora più volentieri.
  7. Compassione di sé.  per quanto sembri, il lavoro della consapevolezza non è neutro, ma è positivo. E ricordarsi della prospettiva di “bene” verso se stessi è importante nei momenti difficili.

Se lavoriamo alla consapevolezza tenendo presente questi sette punti, avremo dei benefici, come dice il secondo elenco:
  1. Diventerò più consapevole dei pensieri, e imparerò, quando necessario, a distaccarmene e a prenderli per quello che sono, senza scatenare circuiti mentali e fisici negativi.
  2. Diventerò meno reattivo, imparando a infrapporre una pausa tra lo stimolo e l’azione.
  3. Si passa dalla modalità “fare” alla modalità “essere”. Il fare non è più una esigenza compulsiva e si riscoprono i benefici del semplicemente “essere”.
  4. Sarò più sensibile alle esigenze del corpo.
  5. Sarò più consapevole delle emozioni degli altri.
  6. Cura e compassione per sé e per gli altri aumenteranno.
  7. Sarò più capace di concentrazione e focalizzazione.
  8. Il mio atteggiamento nei confronti della negatività cambierà. Meno fughe, meno ansia, meno reazione. Più profondità, più obbiettività, più compassione.


lunedì 31 ottobre 2016

Meditazione - due appuntamenti gratuiti.

Questa settimana propongo due appuntamenti per le mie sessioni gratuite di meditazione: il due novembre alle 19.45 incontro al Centro Yoga Samsara in via Balestra 2/a a Roma Monteverde. Il secondo domenica 6 novembre al Centro Yoga B.K.S Iyengar in via Vegezio 6 a Roma Balduina, alle 10. In ambedue i casi la partecipazione è gratuita, libera e non è necessario prenotare.

domenica 23 ottobre 2016

INIZIAMO CON LE QUATTRO NOBILI VERITA'

Lo scorso nove ottobre abbiamo tenuto al Centro Yoga di Via Vegezio il primo degli incontri mensili di meditazione di quest’annata. La mia intenzione è di offrire all’inizio di ogni incontro una breve esposizione su qualche argomento tratto dagli insegnamenti del Buddha suggerendo possibilmenteun legame con la pratica della meditazione.
E non potevo cominciare che dalle Quattro Nobili Verità, il primo insegnamento contenuto nel primo Discorso, esposto dopo aver affermato che il suo è un Cammino di Mezzo tra gli estremi dell’indulgenza e della mortificazione e dopo aver enumerato i punti dell’Ottuplice Sentiero.
Consultando Wikipedia le Quattro Nobili Verità vengono esposte in questo modo:
1.      Verità del dolore.
2.      Verità dell’origine del dolore.
3.      Verità della cessazione del dolore.
4.      Verità della via che porta alla cessazione del dolore.
A me interessa cercare di riassumere in una breve frase per lo meno i primi tre punti di modo che questo insegnamento fondamentale possa essere velocemente richiamato alla mente quando le circostanze lo richiedono, sia nella pratica formale che nella vita di tutti i giorni.
È necessario ricordare che affermando la Verità del Dolore il Buddha non ha espresso una constatazione e nè uno o più giudizi. Non ha detto che il mondo in cui viviamo è sostanzialmente ostile né che noi siamo ineluttabilmente destinati a soffrire o incapaci di sollievo. E nemmeno che la sofferenza è l’inevitabile risultato del nostro interagire col, o sentire (percepire) il, mondo.  La parola che viene tradotta in genere come dolore o sofferenza, il Pāli dukkha, esprime un certo qual modo del nostro percepire e interagire col mondo, se ci troviamo, come tutti ci troviamo in un loop apparentemente insolubile. La parola che molti studiosi e praticanti usano per ben tradurre dukkha ahimè non esiste in italiano: in inglese è unsatisfactoriness. Potremo dire, ad esempio che la prima è la Verità dell’insoddisfacenza.
Fermiamoci un attimo qui e vediamo qual è l’origine del dolore. La parola del testo è taṇhā, generalmente tradotto con sete. Sete, desiderio, attaccamento, brama, tutti sinonimi di uno stato mentale la cui presenza è necessaria perché il dolore, la sofferenza, nasca nell’individuo. E la cui rimozione è sufficiente per impedire che la sofferenza sorga, e quindi si schiuda la condizione del risveglio. Proviamo quindi a riassumere quanto ad allargare il discorso.
L’individuo si trova in contatto con dei fenomeni che, sia pur non negativi in sé, non sono in grado di placare la sua sete di non-sofferenza, di appagamento. E quindi si sviluppa uno stato mentale di desiderio a causa del quale la ricerca si fa tanto più spasmodica e pervasiva, quanto priva di risultati. L’unico risultato che otteniamo è ancora più frustrazione, cioè più sofferenza. E questa è la condizione di ognuno di noi, che conduciamo delle vite nelle quali diamo per scontato il perseguimento di obbiettivi più o meno materiali, confidando consciamente o inconsciamente in un futuro che, a ben guardare, non potrà donarci altro che la morte. Se desideriamo veramente rompere questo circolo vizioso non dovremo rivolgerci al mondo, né rammaricarci per essere come siamo. Il dolore cessa al cessare della sete.
Percepire noi stessi per quello che siamo; percepire il mondo per quello che è: soprattutto essere consapevoli delle tre caratteristiche dell’esistenza condizionata: impermanenza, non-sé e, appunto, insoddisfacenza. Rendersi conto che la causa è taṇhā e rimuoverla. Questo difficile compito può essere portato a termine percorrendo la via che porta alla cessazione del dolore, vale a dire il Nobile Ottuplice Sentiero, di cui tratterò in un prossimo post.

Lo spunto di pratica che ho proposto durante la meditazione è questo: cercare di percepire se quelle che noi chiamiamo generalmente “distrazioni” immagini o pensieri che sorgono nel corso della meditazione, sorgano appunto su un background di insoddisfazione, di irritazione, di non agio. E cercare di osservare questo con serenità, senza giudizi, lasciandolo andare.

giovedì 13 ottobre 2016

Monteverde (Roma) - Serate gratuite di Meditazione


Dal 19 ottobre terrò ogni due settimane delle serate di meditazione gratuite a Roma Monteverde al Centro Yoga Samsara in via Raffaele Balestra 2a con inizio alle 19.45. Le serate saranno aperte a tutti soci e non soci del Centro e nelle mie intenzioni saranno una introduzione di base alla pratica della Meditazione di Consapevolezza (Vipassana o Mindfulness Meditation in Inglese), secondo il discorso del Buddha noto come Satipatthana Sutta (il Discorso dell’Essere nella Consapevolezza), rivolte non solo a chi già pratica o a chi è decisamente e coscientemente interessato, ma anche a chi si domanda se la meditazione può essere uno strumento utile e adatto a sé per la propria crescita interiore.
Oltre a dare delle istruzioni pratiche di base cercherò di illustrare come alcuni aspetti dell’insegnamento del Buddha si relazionino intimamente con la meditazione e con la nostra vita in generale. Quindi gli incontri, della durata prevista di un’ora e mezza, inizieranno con una breve esposizione mia (spero di non superare mai i 10 minuti!) da una pratica meditativa, un breve momento di domande e risposte e di condivisione dell’esperienza seguito da un secondo periodo di meditazione.
Il mio intento ultimo è molto ambizioso: formare delle persone che consolidino nella propria vita una pratica quotidiana della meditazione e che aprano i loro orizzonti verso altri insegnanti e maestri.
Tutti sono benvenuti.

giovedì 29 settembre 2016

NUOVI INCONTRI GRATUITI DI MEDITAZIONE

Riprendono gli incontri gratuiti di meditazione la domenica mattina al Centro BKS Iyengar di Via Vegezio, 6 a Roma (quartiere Balduina). 
Il primo appuntamento è per il 9 ottobre come sempre alle 10. Le altre date sono 6 novembre e 4 dicembre. 
La meditazione che propongo si colloca (o per lo meno cerco di farlo) nella tradizione della Meditazione di Consapevolezza e Visione Profonda (Vipassana) così come è esposta in diversi discorsi del Buddha e principalmente nel Satipatthana Sutta.
Ricordo che questi incontri sono aperti a tutti (soci e non soci del Centro, principianti e meditanti avanzati) e che non presuppongono una frequenza sin dal primo incontro. L'intenzione è quella di dare a chi non conosce la meditazione di sperimentarla, e invece a chi già la pratica uno spazio di pratica e di confronto.
Verranno date istruzioni di base, suggerimenti pratici e spazio alla pratica silenziosa. Gli incontri durano circa due ore e tra i due periodi di pratica c'è la possibilità di condividere l'esperienza e porre domande. Per informazioni riguardo il mio modo di intendere la meditazione potete vedere le altre pagine di questo blog. Sulla homepage del blog troverete anche tutti i miei recapiti per contattarmi e chiedere informazioni e chiarimenti.
Gli incontri sono gratuiti, ma c'è la possibilità di lasciare un contributo per le spese di gestione della sala.

lunedì 6 giugno 2016

12 Giugno - Incontro Gratuito di Meditazione

Come al solito l'appuntamento è alle 10 al Centro B.K.S. Iyengar di via Vegezio 6 a Roma. Ultimo incontro prima della pausa estiva e concludiamo lo studio esperienziale dei Cinque Aggregati secondo l'insegnamento del Satipatthana Sutta. Al centro c'è ampia disponibilità di coperte cuscini e sedie per stare comodi. Non è necessaria la prenotazione ma si raccomanda la puntualità. Si potrà lasciare un offerta volontaria per contribuire alle spese del Centro. Per info o domande contattatemi ai recapiti che trovate alla homepage.
Riprenderemo a settembre.

domenica 8 maggio 2016

15 maggio - Incontro gratuito di meditazione

Penultimo incontro al Centro Yoga B.K.S. Iyengar di via Vegezio, 6 a Roma (Balduina) come al solito alle 10 e come al solito aperto a tutti e senza necessità di prenotazione. Continuiamo il nostro esame esperienziale dei Cinque Aggregati secondo il Satipatthana Sutta, prendendo in esame questa volta le Cognizioni e le Volizioni. Concluderemo l'annata il 12 giugno con la Coscienza.
Al Centro c'è ampia disponibilità di cuscini coperte e sedie per sedersi comodamente. E' davvero gradita la puntualità e si potrà lasciare un'offerta, chi vuole, per le spese del Centro.

mercoledì 20 aprile 2016

DUE AGGREGATI, PER INIZIARE I CINQUE

Gli ultimi tre incontri delle domeniche mattina di meditazione che teniamo al Centro yoga B.K.S. Iyengar di Roma, alla Balduina, sono dedicati ai Cinque Aggregati, di cui il Buddha tratta, nel Satipatthana Sutta, subito dopo i Cinque Ostacoli.
Nell’incontro di aprile ho proposto una meditazione guidata indirizzata ai primi due, il Corpo e le Sensazioni. A maggio tratteremo le Cognizioni e le Volizioni per concludere l’annata a giugno con la Coscienza.
Il taglio che ho voluto dare alla pratica è quello della disidentificazione. Molti autori infatti connettono alla contemplazione dei Cinque Aggregati la possibilità di avere una chiara percezione dell’Anatta, o non sé. A differenza della meditazione sul corpo come primo Satipatthana, che ruota attorno alla pura consapevolezza del corpo, delle sue parti, dei suoi movimenti, eccetera, la meditazione sul corpo come Aggregato mette in luce il fatto che esso sia un insieme di funzioni che procedono al di là di qualsiasi intervento del soggetto che lo “abita”. Si sente il respiro, il cuore (come battito percepito in più parti del corpo, il calore e si pone l’attenzione sul funzionamento che non è diverso dal funzionamento del corpo di chi ci sta vicino (del quale possiamo lo stesso percepire il respiro, stando abbastanza vicini il calore, eccetera). “A furia di contemplare” si potrà avere una chiara percezione dell’inesattezza della locuzione “il mio corpo” che semmai sarà sostituita da “c’è un corpo” o anche “ci sono delle funzioni fisiologiche accentrate su questo grumo di materia”.
Il secondo aggregato sono le Sensazioni, che abbiamo già incontrato come secondo Satipatthana. Anche in questo caso si passa da “egli sa: sento una sensazione piacevole (o spiacevole o neutra)” a: “questa è la sensazione, questo è il suo sorgere, questo è il suo cessare”. L’accento è sull’impermanenza: sorge un oggetto, c’è il contatto, la percezione, e quindi la sensazione. Cessa l’oggetto, cessa il contatto, la percezione e la sensazione. Anche qui un meccanismo in qualche modo automatico, che ha però vaste conseguenze: quando parliamo di sensazione parliamo di rispondere alla domanda “mi piace o non mi piace?” Ecco che questo Aggregato riguarda la nostra vita affettiva ed emotiva. Le nostre reazioni alle percezioni (vedo un gelato, mi piace, lo voglio) sono fonte di innumerevoli condizionamenti che la pratica mira a mettere in discussione.
Perché solo cinque Aggregati e non altri? Non si sa con certezza, fatto sta che il Buddha ha dato una forte qualifica a questa pratica già dal nome: si tratta dei Cinque Aggregati dell’Attaccamento. Aggregati perché questi termini includono ogni tipo di esperienza, passata presente futura, interna ed esterna, grossolana o sottile, eccetera. Attaccamento perché ognuno di essi è un polo verso il quale ci attacchiamo al punto da farne un fulcro della nostra identità. Tutti noi non possiamo fare a meno di sentirci in qualche luogo (corpo), provare sensazioni che ci dicono come stiamo (sensazioni), orientarci nel mondo (cognizioni), avere una direzione (volizioni) e sentire che un senso di identità unifica tutto questo (coscienza). E questo di per sé non è un male, è un “sistema operativo”, diremmo oggi, come un altro. Ma lasciato privo di consapevolezza questo sistema di fatto è guidato da mille condizionamenti che il Buddha identificava nel karma, nei veleni (asava), nelle tendenze latenti (anusaya), eccetera. La libertà da questi condizionamenti coincide con la libertà dall’identificazione, che è un altro nome del non-sé (anatta).

Tutto questo molto in breve, è la pratica che chiarifica tutto. E quindi riprendiamo il 15 maggio alle dieci al nostro Centro. Per informazioni, cercate i recapiti nella home page.

lunedì 11 aprile 2016

Un testo importante

La Ubaldini ha pubblicato un testo molto utile per chi, come me, è devoto al Satipatthana Sutta e alla pratica in esso delineata: "Mindfulness - Una guida pratica al risveglio" dell'insegnante americano Joseph Goldstein, tra l'altro cofondatore dell'Insight Meditation Society di Barre (Massachusetts). Per sicurezza ecco il link al sito dell'editore: http://www.astrolabio-ubaldini.com/scheda_libro.php?libro=1387.
Nonostante la parola Mindfulness ci abbia abituato a diversi significati, qui viene usata nel suo significato più semplice e meno ricco di implicazioni: traduce la parola Pali "Sati" che vuol dire Consapevolezza, Presenza mentale. E il libro si snoda come un commento capitolo per capitolo del Testo di Fondazione della meditazione Vipassana, il Satipatthana Sutta.
A differenza dell'altro testo fondamentale per lo studio del Discorso, Satipatthana di Ajahn Analayo, non disponibile in italiano e valido soprattutto dal punto di vista della comprensione del testo e forte di un valido supporto filologico e comparativo (senza dimenticare però che l'autore è un monaco che dedica la maggior parte del suo tempo alla meditazione), il libro di Goldstein è scritto dal punto di vista di un insegnante, ricchissimo quindi ad ogni passo di indicazioni per la propria pratica.
Tanto per far classifiche, che purtroppo è facile fare visto la nostra desolante realtà editoriale, questo libro si colloca senza dubbio al primo posto tra i testi disponibili in italiano sul Satipatthana Sutta e la meditazione Vipassana.

martedì 29 marzo 2016

Considerazioni sul Dubbio

Durante lo scorso incontro (prossimo incontro il 3 aprile sui Cinque Aggregati) ho gettato, durante la meditazione guidata una piccola e fondata provocazione per “generare” consapevolezza sul dubbio. Ho chiesto ai presenti di porsi una domanda: “che cosa accadrà domani… come sarà il domani?” e di non darsi una risposta discorsiva, quanto di mettersi in ascolto delle risonanze fisiche, emotive e mentali del senso di incertezza che tale domanda suscita. In tal modo la consapevolezza “lavora ai fianchi” del dubbio che, secondo l’Insegnamento, è prima di tutto un eccessivo affidarsi alla proliferazione mentale. Le facoltà cognitive e discorsive non porranno mai fine al dubbio che viene invece superato dalla contemplazione e dalla consapevolezza.
Un grande maestro Zen del secolo scorso Shunryo Suzuki Roshi fa un’affermazione quasi preventiva rispetto al dubbio: “Dovunque io vada tutti mi chiedono: “Che cosa è il Buddhismo?” … Ma noi qui facciamo zazen (meditiamo) e basta….. Non abbiamo alcun bisogno di sapere che cosa è lo Zen”. (dal Libro Mente zen, mente di principiante, Astrolabio Ubaldini, 1978.
Tenendo in mente quanto affermato dal Roshi, vorrei approfondire la risposta data alla domanda una partecipante. Anche questa volta questa domanda mi è stata fatta quasi privatamente, quando il raduno si stava sciogliendo. Parlando di dubbio lei mi ha raccontato come suo figlio le avesse chiesto: “ma non è forse più facile la vita di chi non si pone tante domande?”
Ebbene, con la pratica non cerchiamo risposte più valide. In realtà va sgombrato il campo anche da un assunto che può avere in noi radici profonde. Voglio dire che spesso ci viene raccontato o addirittura insegnato a scuola che le religioni sono nate da profonde istanze, interrogazioni e inquietudini che gli uomini si sono posti sin da epoche antichissime. Qual è il senso della vita, chi ci ha creato, c’è una vita dopo la morte e così via. Ebbene, l’insegnamento del Buddha non risponde a tali ansie, e se lo fa lo fa in modo indiretto, quasi come un “effetto collaterale”. Il Buddha ha detto innumerevoli volte che la sua missione sulla terra era quella di rivelare la verità sulla sulla sofferenza, sulle sue cause, sulla possibilità della sua cessazione e sul sentiero che conduce alla sua cessazione. Non domande metafisiche conducono al Buddha, ma la consapevolezza della propria difficile condizione umana.

Il Satipatthana, il sentiero diretto della Consapevolezza verso la Realizzazione, parla proprio di questo, di sfruttare abilmente la propria condizione per trovarsi, una volta percorso il cammino, al di là della sofferenza. Un passo importante è costituito dalla consapevolezza dei 5 aggregati, nei quali si affrontano dei nodi essenziali nella costruzione illusoria della propria identità. E di questo tratteremo, sempre in modo esperienziale, nei nostri incontri a partire da quello del 3 aprile al Centro B.K.S.Iyengar di Via Vegezio, 6 a Roma. Dettagli nel post precedente di questo Blog.

giovedì 24 marzo 2016

3 APRILE - INCONTRO GRATUITO DI MEDITAZIONE

 3 APRILE - INCONTRO GRATUITO DI MEDITAZIONE

Nuovo incontro gratuito di meditazione Vipassana al Centro BKS Iyengar di via Vegezio, 6 a Roma Balduina. L'orario è tra le 10 e le 12. Nei tre incontri che ci porteranno da Pasqua all'estate proseguiremo con l'approfondimento  esperienziale del Satipatthana  affrontando i Cinque Aggregati. Il 3 aprile affronteremo Corpo e Sensazioni, a maggio sarà la volta di percezioni o memoria e formazioni mentali o volizioni, mentre a giugno concluderemo  con la Coscienza.

Come al solito ci saranno meditazioni guidate ed uno spazio di condivisione e domande e risposte. Verranno distribuite gratuitamente pubblicazioni sulla meditazione e il buddismo gentilmente offerte dal Monastero Santacittarama.
Non ci sono vincoli di prenotazione o altro, chiunque può venire anche per la prima volta. E' solo gradita la puntualità.
Nel Centro c'è ampia disponibilità di cuscini e coperte per sedersi comodi.
Per chiunque avesse dubbi se la Meditazione lo possa riguardare o meno, credo che sia giunto il momento di metterli da parte e venire a meditare con noi.
Non esitate a chiedermi qualsiasi informazione o chiarimento contattandomi nei modi che troverete a disposizione nella homepage di questo blog.

venerdì 11 marzo 2016

20 MARZO - INCONTRO GRATUITO DI MEDITAZIONE

Nuovo incontro gratuito di meditazione Vipassana al Centro BKS Iyengar di via Vegezio, 6 a Roma Balduina. L'orario è tra le 10 e le 12. Concluderemo la disamina esperienziali dei 5 ostacoli con il Dubbio.
Come al solito ci saranno meditazioni guidate ed uno spazio di condivisione e domande e risposte. Verranno distribuite gratuitamente pubblicazioni sulla meditazione e il buddismo gentilmente offerte dal Monastero Santacittarama.
Non ci sono vincoli di prenotazione o altro, chiunque può venire anche per la prima volta. E' solo gradita la puntualità.
Nel Centro c'è ampia disponibilità di cuscini e coperte per sedersi comodi.
Per chiunque avesse dubbi se la Meditazione lo possa riguardare o meno, credo che sia giunto il momento di metterli da parte e venire a meditare con noi.
Non esitate a chiedermi qualsiasi informazione o chiarimento contattandomi nei modi che troverete a disposizione nella homepage di questo blog.

sabato 27 febbraio 2016

ANSIA E PREOCCUPAZIONE

Il 14 febbraio abbiamo messo da parte S. Valentino e ci siamo occupati del quarto dei cinque ostacoli, agitazione e ansia (da tener presente che queste due parole vengono spesso tradotte in inglese con restlessness and remorse. Questo stato mentale di “iper-energizzazione” può quindi essere orientato verso il futuro – ansia – o anche verso il passato – rimorso). Nel far questo abbiamo tratto vantaggio dall’incontro precedente, nel quale avevamo praticato il primo passo del focusing, l’esercizio di “fare spazio”. Avevamo risposto così ad una iniziativa del Centro Yoga che ci ospita, che nel weekend successivo aveva organizzato un seminario intitolato “Dare spazio”, dedicato a sviluppare nella pratica delle asana la consapevolezza e lo sviluppo del proprio spazio interno. “Fare spazio” ci ha consentito di arrivare nella pratica ad un certo “punto zero” dal quale mettersi in ascolto del sorgere di quei turbamenti fisici, emozionali o mentali che danno poi luogo all’ansia e all’agitazione.

Secondo i Sutta, agitazione e ansia sorgono quando si presta una attenzione inappropriata alla mente agitata. Agitazione della mente – soffermarsi su di essa – sorgere di ansia e agitazione, questo è il processo che abbiamo cercato di ripercorrere durante la meditazione che ho guidato, preceduta come al solito da diversi minuti di attenzione al respiro e al corpo.
Nel corso della condivisione sono sorti tre argomenti riguardo ai quali avevo promesso di scrivere qui in questo blog degli approfondimenti. Ed eccoli qui di seguito.

Il primo argomento sorge da una domanda specifica: se il Buddha abbia mai suggerito un metodo per controllare i pensieri. Per quel che ne so, esiste un Sutta nel quale sono stati illustrati metodi per disinnescare, durante la meditazione, i pensieri negativi e non salutari connessi con il desiderio, l’avversione e l’illusione. Si tratta del Vitakkasanthana sutta (sul web non è purtroppo  disponibile in italiano, ma si può trovare nel libro “La rivelazione del Buddha” citato nella pagina Bibliolink di questo blog. Ecco invece un link per la versione in inglese: http://www.accesstoinsight.org/tipitaka/mn/mn.020.than.html ) nel quale l’Illuminato elenca 5 modi per riportare la mente in uno stato di quiete, stabilità, unità e concentrazione:
1.    Porre l’attenzione ad un oggetto diverso, che sia connesso con ciò che è salutare.
2.    Considerare il pericolo insito nei pensieri negativi e non salutari.
3.    Provare a dimenticare e non porre attenzione ai pensieri negativi e non salutari.
4.    Rivolgere l’attenzione alla pacificazione dell’origine di quei pensieri.
5.    Controllare, soggiogare e fermare la mente con la mente con i denti stretti e la lingua premuta contro il palato.
Il Buddha parla solo di pensieri negativi e non salutari o di tutti i pensieri? Cioè esistono pensieri che non sono negativi e non salutari connessi con il desiderio, l’avversione e l’illusione? È difficile rispondere e un argomento del genere va oltre le finalità di questo blog. C’è anche da dire che il Buddha, proprio nel Satipatthana Sutta non parla mai di controllare, reprimere o annientare alcunché, raccomandando di fare oggetto di contemplazione qualsiasi cosa sorga nella mente. Che cosa fare quindi quando sorgono pensieri non così fortemente connotati come negativi, e questa è l’esperienza a volte dolorosamente ricorrente di molti meditanti. Credo che qui io mi debba fermare, in quanto una risposta valida può essere data solo in uno scambio uno ad uno tra un insegnante e un praticante. Sono convinto però che:
1.    I pensieri non vadano né repressi né annullati.
2.    I pensieri vadano il più possibile contemplati.
3.    Non bisogna nemmeno lasciarsi portare via dai pensieri e passare lunghi periodi di meditazione a fantasticare o sognare ad occhi aperti. Una buona metafora può essere quella di fornire due argini nei quali il fiume possa scorrere in modo ordinato.
Sull’onda di queste considerazioni voglio consigliare la lettura di un altro discorso, il Dvedhavitakkasutta (stessa sorte: presente nel libro citato e a questo link in inglese: http://www.accesstoinsight.org/tipitaka/mn/mn.019.than.html) nel quale si ribalta l’idea che una “buona” meditazione sia solo quella nella quale si riesca ad eliminare i pensieri.

Altro argomento: mi è stato chiesto in sede quasi privata se la contemplazione di stati mentali quali l’ansia e la preoccupazione possa portare ad una sorta di sdoppiamento. Sì e no.
No perché lo stato mentale della consapevolezza implica la contemplazione di quel che accade nel proprio sistema mente-cuore-corpo. Nei Sutta il Buddha non ha mai parlato, come ad esempio nel Vedanta, di un testimone, un Sé più sostanziale del piccolo sé apparente, che è il vero soggetto della contemplazione. Nella pratica del Satipatthana un non-sé contempla un non sé. Ma questi sono concetti difficili da trasmettere attraverso le parole.
Sì perché lo stato purtroppo comune a molti di noi è quello di una scissione, o alienazione, condizionata dagli stati di attaccamento, avversione e confusione. Non basta voler meditare per riunificarsi. Credo di poter dire che non è la consapevolezza il possibile agente dello sdoppiamento. La consapevolezza è uno stato mentale sempre salutare e non ce ne è mai troppa. Può essere semmai una attenzione non corretta ai nostri stati non salutari che può dare la sensazione di due sé dei quali l’uno osserva l’altro. L’osservazione cioè, per dare la sensazione di condurre verso uno sdoppiamento, deve avere una carica affettivo-emozionale tale da indebolire la consapevolezza.
Però, con l’impegno, la pazienza, la conoscenza del Dhamma, si possono creare stati di unificazione temporanea che possano servire da guida nella pratica. Il Buddha parla di questo quando esorta a far cessare, sia pur temporaneamente, i Cinque Ostacoli e a sviluppare i Sette Fattori del Risveglio. Quindi uno stato di sdoppiamento, per quanto legittimamente si possa far sentire, può essere superato nella chiarezza dei propri intenti e nella correttezza della pratica.
Devo confessare infine la mia completa ignoranza di argomenti come sdoppiamenti volontari, visioni del corpo dall’esterno, viaggi astrali e simili.

Infine durante l’incontro, parlando di contemplazione di stati negativi, ho accennato alla dottrina dei 10 Legami (inglese: fetters). I 10 legami non sono inseriti come gruppo tra gli oggetti di consapevolezza del Satipatthana Sutta, ma alcuni lo sono singolarmente. Essi sono:

  1. Credenza dell’esistenza di un’individualità permanente.
  2. Dubbio.
  3. Credenza nell’efficacia di riti e cerimonie.
  4. Desiderio sensuale.
  5. Avversione.
  6. Desiderio di esistenza nel mondo della forma.
  7. Desiderio nell’esistenza nel mondo senza forma.
  8. L’orgoglio.
  9. L’agitazione.
  10. L’ignoranza.
Questi legami sorgono insieme al contatto non consapevole dei sensi con i relativi oggetti e in teoria andrebbero abbandonati uno ad uno per accedere a stadi sempre più elevati di risveglio. In pratica, vanno tenuti presenti nella pratica e nello studio per avere una comprensione sempre maggiore del Sentiero.

domenica 7 febbraio 2016

14 febbraio - incontro gratuito di meditazione

Le nuove date per i prossimi incontri di meditazione al Centro Yoga di Via Vegezio sono: 14 febbraio e 20 marzo. 
Domenica prossima proseguiranno gli incontri dedicati ai 5 ostacoli come descritti nel Satipatthana Sutta, e questa sarà la volta di Ansia e Preoccupazione.
In fondo a questa homepage ci sono tutti i recapiti per chi vuole ulteriori informazioni, ma l'incontro è alquanto informale, non c'è bisogno di prenotazione e all'interno del centro ci sono numerosi cuscini tappetini e sedie per sedersi comodi. Anche questa volta saranno in distribuzione gratuita opuscoli e libri sulla meditazione gentilmente offerti dal Monastero Santacittarama. L'unica cosa apprezzata è la puntualità. C'è l'opportunità di una donazione volontaria per le spese di gestione della sala.

sabato 9 gennaio 2016

17 GENNAIO - Incontro gratuito di meditazione


PROSSIME DATE: 17 GENNAIO - 21 FEBBRAIO - 13 MARZO

A gennaio l'approfondimento esperienziale dei Cinque Ostacoli viene sospesa (riprenderà a febbraio con Ansia e Preoccupazione) per una iniziativa comune del Centro:

Al Centro Yoga di via Vegezio gennaio è “il mese dello spazio”:

Maura Ventrella e Lorenzo Giovannini hanno pensato di dare uno spunto comune, a chi sia interessato, nella pratica dello yoga e della meditazione: cosa significa “ampliare il proprio spazio interno”? E’ solo un fatto fisico?

MEDITAZIONE - domenica 17 Gennaio (dalle 10 alle 12).
Conduce Lorenzo Giovannini: la meditazione verrà integrata con una pratica propria del Focusing detta "fare spazio".
Nel Focusing ci si apre alla percezione... del felt sense (quel piccolo spunto psicofisico alla base delle nostre inclinazioni mentali e caratteriali) “facendo spazio”, cercando cioè di sgombrare la mente e il cuore da quei contenuti discorsivi o meno che bloccano la nostra consapevolezza delle inclinazioni più profonde. Alla pratica detta appunto del “fare spazio” viene riconosciuta una grande efficacia anche per affrontare vere e proprie patologie fisiche. Fare spazio sarà utile anche per l'incontro di febbraio su ansia e preoccupazione.
Per informazioni e prenotazioni:
388 8542264388 8542264
Blog: www.lorenzogiovanninimindfullness.blogspot.it

YOGA - Seminario 30 e 31 gennaio (sabato 15.30 - 18.30 / domenica 10.00 - 13.00)
Conduce Maura Ventrella: in questo weekend si proporrà un aspetto della pratica yoga che si può definire del “dare spazio”.
Gli asana verranno affrontati a partire dalla consapevolezza che ampliando il proprio spazio interno si può incrementarne la naturalezza e l’efficacia.
E' chiaramente possibile frequentare il seminario (uno o due giorni) anche senza aver partecipato all'incontro precedente di meditazione - e viceversa.

Info e Prenotazione: iyengaryoga@libero.it 333 6749654333 6749654
Requisiti: Il seminario è aperto anche ai principianti
www.centroyogabksiyengar.jimdo.com