Comunico prima di tutto
che il prossimo incontro al centro yoga di via Vegezio sarà il 17 gennaio e non
il 10 come comunicato verbalmente.
L’indolenza (in breve
uno stato di mancanza di motivazione che annulla o riduce le energie mentali) e
il torpore (mancanza di energia fisica che conduce verso la sonnolenza) sono
note per essere forse l’ostacolo più difficile quando si incontrano durante la
meditazione, tanto che il Buddha se ne è occupato dedicando al problema alcuni
passi nei suoi discorsi. Ma la portata di questo ostacolo va anche al di là
della pratica della meditazione seduta, in quanto ci interpella sul rapporto
tra energia fisica e quella mentale, e in generale sul nostro rapporto con l’energia.
Come fare per non arrivare esausti al nostro appuntamento col cuscino della
meditazione? A che cosa dedichiamo i nostri momenti migliori, al lavoro, alla
famiglia, alla meditazione? Che conseguenze ha investire energia nella pratica
spirituale? Essa ha sempre come risultato un incremento della nostra energia
psicofisica, o no?
Sono molte le domande
che nascono dalla consapevolezza del nostro stato energetico ed essa può a sua
volta fornire molte risposte.
Durante l’incontro di
meditazione del 20 dicembre scorso ho proposto, verso la metà di un periodo di
meditazione iniziato come al solito sul respiro e sul corpo, di “simulare” uno
stato di deperimento energetico, chiedendo ai partecipanti di mollare qualsiasi
volontà di tenere la schiena sostenuta, e quindi di afflosciarsi curvando la
colonna vertebrale e chinando la testa. Com’è stare così? Si sta meglio, o si
sta peggio, ci si può restare a lungo, quali reazioni sorgono? In questo stato
fisico è poi forse più “coerente” provare ad abbandonare completamente anche le
più sottili intenzioni di “tenere” un oggetto di concentrazione, e anche in
questo caso si può provare a vedere che cosa succede.
Anche in questo caso le
esperienze riportate dai presenti durante il periodo di condivisione sono state
le più varie. Senza dubbio perdere il riferimento di un corpo rilassato ma
sostenuto può provocare sonnolenza e uno scatenamento della proliferazione
mentale, e questo può essere sperimentato come uno spiacevole stato di
confusione; per altri c’è soltanto il perdersi in una condizione semionirica,
con un “ritornare in sé” tutte le volte che la mia voce dava nuove indicazioni.
C’è stato poi il caso di una persona che si è ritrovata in uno stato energetico
descritto come più luminoso, in quanto l’indicazione di mollare la presa sull’oggetto
di concentrazione aveva provocato un assestarsi di una consapevolezza più
tranquilla, meno forzata. Non sono rare, tra i meditanti, questo tipo di considerazioni:
se si riesce a sopportare a lungo lo stato in cui è presente la sonnolenza fino
a far ciondolare la testa, improvvisamente si può sperimentare lo svanire della
stanchezza ed il sorgere di un’attenzione particolarmente viva, rilassata e
soprattutto non tesa.
Il discorso dell’energia
durante la meditazione viene molto arricchito dalla conoscenza e dall’esperienza
dei Sette Fattori del Risveglio, ma di questo se ne può parlare in un’altra
occasione.
Il 17 gennaio ci
prenderemo una pausa dai 5 ostacoli per dedicarci ad una pratica propria del
Focusing. Perché? Da una conversazione casuale con la Maestra Maura Ventrella,
leader del Centro Yoga di via Vegezio, si è deciso di dare uno spunto comune, a
chi è interessato, nella pratica dello yoga e della meditazione. Nel focusing
ci si apre alla percezione del “felt sense” (quel piccolo spunto psicofisico
alla base delle nostre inclinazioni mentali e caratteriali) “facendo spazio”,
cercando cioè di sgombrare la mente da quei contenuti discorsivi o meno che
bloccano la nostra consapevolezza delle inclinazioni più profonde. Alla pratica
detta appunto del “fare spazio” (che proporrò nel mio incontro) viene
riconosciuta una grande efficacia anche per affrontare vere e proprie patologie
fisiche. Maura in un weekend di fine mese (l’annuncio verrà dato tra poco)
proporrà un seminario intitolato “Dare spazio”, dove le asana verranno affrontate
a partire dalla consapevolezza che ampliando il proprio spazio interno si può
incrementarne la naturalezza e l’efficacia. Ma cosa significa “ampliare il
proprio spazio interno”? E’ solo un fatto fisico? Al Centro Yoga di via Vegezio
gennaio è “il mese dello spazio”.