lunedì 20 marzo 2017

Mahāsalāyatana Sutta

Condivido un discorso del Buddha che offre un chiaro riferimento e sostegno al testo di Buddhadasa Bhikku inserito ne precedente post. C'è da rammaricarsi per il linguaggio antiquato e la non precisione nelle traduzioni di termini che ormai sono diventati "tecnici". I Cinque Aggregati qui diventano i Cinque Tronchi dell'attaccamento! Ma spero che molti condivideranno con me quella premurosa commozione che provo accostandomi ai Discorsi.
Majjhima Nikāya 149
Mahāsalāyatana Sutta
Le sei grandi sedi
Questo ho sentito. Una volta il Sublime dimorava presso Sāvatthī, nella Selva del Vincitore, nel parco di Anāthapindiko. Là il Sublime si rivolse ai monaci: “Le sei grandi sedi, monaci, vi esporrò. Ascoltate con attenzione.
Non riconoscendo, non considerando secondo la realtà la vista, le forme, la coscienza visiva, il contatto visivo, e quel che dal contatto visivo ha origine come sensazione piacevole o dolorosa o neutra; si adagia nella vista, nelle forme, nella coscienza visiva, nel contatto visivo e nella relativa sensazione piacevole o dolorosa o neutra. Di lui adagiato, attaccato, inebriato, adescato dal godimento, aumentano in seguito i cinque tronchi dell’attaccamento; e la sua sete, produttrice di riesistenza, legata alla gioia del piacere qua e là appagantesi, anch’essa in lui cresce. E crescono in lui le pene corporali e spirituali, i tormenti corporali e spirituali, gli spasimi corporali e spirituali, ed egli soffre nel corpo e nello spirito.
Non riconoscendo, non considerando secondo la realtà l’udito, l’odorato, il gusto, il tatto, la mente; i suoni, gli odori, i sapori, i contatti, le cose; le coscienze uditiva, olfattiva, gustativa, tattile, mentale; i contatti uditivo, olfattivo, gustativo, tattile, mentale; e le relative sensazioni che dai contatti nascono; in ciò egli si adagia. Di lui adagiato, attaccato, inebriato, adescato dal godimento, aumentano in seguito i cinque tronchi dell’attaccamento; e la sua sete, produttrice di riesistenza, legata alla gioia del piacere qua e là appagantesi, anch’essa in lui cresce. E crescono in lui le pene corporali e spirituali, i tormenti corporali e spirituali, gli spasimi corporali e spirituali, ed egli soffre nel corpo e nello spirito.
Riconoscendo, considerando secondo la realtà la vista, le forme, la coscienza visiva, il contatto visivo, e quel che dal contatto visivo ha origine come sensazione piacevole o dolorosa o neutra; non si adagia nella vista, nelle forme, nella coscienza visiva, nel contatto visivo e nella relativa sensazione piacevole o dolorosa o neutra. Di lui non adagiato, non attaccato, non inebriato, non adescato dal godimento, diminuiscono in seguito i cinque tronchi dell’attaccamento; e la sua sete, produttrice di riesistenza, legata alla gioia del piacere qua e là appagantesi, anch’essa in lui svanisce. E cessano in lui le pene corporali e spirituali, i tormenti corporali e spirituali, gli spasimi corporali e spirituali, ed egli prova piacere nel corpo e nello spirito. Quella che è cognizione, intenzione, applicazione, meditazione, concentrazione secondo realtà, quelle sono le sue rette cognizione, intenzione, applicazione, meditazione, concentrazione: prima però egli si era perfettamente purificato nell’azione, nella parola, nella vita. Così in lui questo santo ottopartito sentiero raggiunge completo svolgimento, e in lui raggiungono il completo svolgimento anche le quattro avanzate nella meditazione, le quattro perfette esercitazioni, le quattro vie miracolose, le cinque facoltà, i cinque poteri, le sette parti del risveglio. A lui queste due cose servono di aggiogamento: tranquillità e chiaroveggenza. Quelle cose che sono da riconoscere o da lasciare o da svolgere o da realizzare saviamente, egli le riconosce, le lascia, le svolge, le realizza saviamente.
E quali sono le cose da riconoscere saviamente? Sono i cinque tronchi dell’attaccamento, ossia: quelli dell’attaccamento alla forma, alla sensazione, alla percezione, alla concezione, alla coscienza.
E quali sono le cose da lasciare saviamente? L’ignoranza e la sete d’esistenza.
E quali sono le cose da svolgere saviamente? La tranquillità e la chiaroveggenza.
E quali sono le cose da realizzare saviamente? La sapienza e la redenzione.
Riconoscendo, considerando secondo la realtà l’udito, l’odorato, il gusto, il tatto, la mente; i suoni, gli odori, i sapori, i contatti, le cose; le coscienze uditiva, olfattiva, gustativa, tattile mentale; i contatti uditivo, olfattivo, gustativo, tattile, mentale; e le relative sensazioni che dai contatti nascono; in ciò egli non si adagia. Di lui non adagiato, non attaccato, non inebriato, non adescato dal godimento, diminuiscono in seguito i cinque tronchi dell’attaccamento; e la sua sete, produttrice di riesistenza, legata alla gioia del piacere qua e là appagantesi, anch’essa in lui svanisce. E cessano in lui le pene corporali e spirituali, i tormenti corporali e spirituali, gli spasimi corporali e spirituali, ed egli prova piacere nel corpo e nello spirito. Quella che è cognizione, intenzione, applicazione, meditazione, concentrazione secondo realtà, quelle sono le sue rette cognizione, intenzione, applicazione, meditazione, concentrazione: prima però egli si era perfettamente purificato nell’azione, nella parola, nella vita. Così in lui questo santo ottopartito sentiero raggiunge completo svolgimento, e in lui raggiungono il completo svolgimento anche le quattro avanzate nella meditazione, le quattro perfette esercitazioni, le quattro vie miracolose, le cinque facoltà, i cinque poteri, le sette parti del risveglio. A lui queste due cose servono di aggiogamento: tranquillità e chiaroveggenza. Quelle cose che sono da riconoscere o da lasciare o da svolgere o da realizzare saviamente, egli le riconosce, le lascia, le svolge, le realizza saviamente.
E quali sono le cose da riconoscere saviamente? Sono i cinque tronchi dell’attaccamento, ossia: quelli dell’attaccamento alla forma, alla sensazione, alla percezione, alla concezione, alla coscienza.
E quali sono le cose da lasciare saviamente? L’ignoranza e la sete d’esistenza.
E quali sono le cose da svolgere saviamente? La tranquillità e la chiaroveggenza.
E quali sono le cose da realizzare saviamente? La sapienza e la redenzione.
Questo disse il Sublime. Contenti quei monaci approvarono il suo discorso.
(dal sito www.canonepali.net)

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